Trama
Mentre la madre Teresa si è concessa un viaggio in Kenya, la tredicenne Melanie trascorre le sue vacanze nella campagna austriaca, in un rigoroso centro dietetico per adolescenti in sovrappeso. Di giorno, sotto la stretta supervisione di un trainer tatuato e di un raccapricciante dottore, i ragazzi tentano di fare attività sportiva mentre la notte ne approfittano per ubriacarsi in gran segreto. Tra estenuanti sessioni di educazione fisica e lunghe consulenze nutrizionali, alternate alle guerre con i cuscini e alle prime sigarette fumate, Melanie si innamora del medico di 40 anni più vecchio di lei.
Approfondimento
PARADISE: HOPE - FINE DI UNA TRILOGIA
Dopo la presentazione di Paradise: Love e di Paradise: Faith rispettivamente al Festival di Cannes 2012 e al Festival di Venezia 2012, la trilogia sul "paradiso" di Ulrich Seidl si conclude con Paradise: Hope, la cui anteprima internazionaleè stata affidata al Festival di Berlino 2013. Mettendo da parte i personaggi di Teresa e della sorella Anna Maria, Paradise: Hope si concentra su Melanie, la figlia di Teresa lasciata alle prese con la sua vacanza estiva in un rigoroso centro di dimagrimento, dove adolescenti in sovrappeso provano a perdere i chili di troppo. Così come la madre e la zia sperimentano la propria forma di paradiso (nell'amore fisico a pagamento la prima e nella religione la seconda), anche Melanie vive la sua estate d'amore e strazio innamorandosi di un medico più vecchio di lei di oltre quarant'anni.
IL CAPITOLO PIÙ TRISTE
Nonostante le buone intenzioni che lo muovono, il centro per il dimagrimento è a tutti gli effetti una prigione e l'edificio fatiscente che lo ospita è il simbolo delle personalità ancora in divenire delle sue ospiti. Questi elementi, a prima vista solo formali, contribuiscono a rendere Paradise: Hope il capitolo più triste dell'intera trilogia, nonostante i suoi toni leggeri e intimi. Ogni violazione delle regole è punita quasi con sadico piacere e le ragazze possono ritrovare loro stesse solo nelle conversazioni - senza sorveglianza - con le altre "recluse", conversazioni che spesso tendono ad argomenti sul sesso. Delusa dal medico alquanto silenzioso con cui ha creato un gioco di seduzione al di là di ogni resistenza della ragione, Melanie si ritrova anche a fuggire dal centro con l'amica Verena, finendo in un bar dove cade vittima delle cattive intenzioni di due ragazzi del posto. A salvarla è però il medico che, in una sequenza quasi magica e perversa, la porta a sdraiarsi in un bosco nebbioso come una specie di "bella addormentata" e in preda a un contatto con la natura quasi impensabile nella civiltà. Sarà dopo questa parentesi che l'innocente Melanie finisce con il diventare vittima di una vita che le si mostra per la prima volta crudele e senza pietà.
UNA MODERNA LOLITA CONTRO I DETTAMI ESTETICI DELLA SOCIETÀ
Paradise: Hope descrive i sogni e i desideri di Melanie sulla vita, sull'amore e sul sesso. Poiché è in sovrappeso, Melanie manca di fiducia e pensa che il suo aspetto fisico sia il motivo che porta l'uomo di cui si innamora - trattasi anche del suo primo amore - a respingerla. Come in tutti i film di Seidl, a giocare grande ruolo è dunque la corporeità di personaggi soggetti alle perversità e all'ipocrisia della società circostante. La cinepresa di Seidl, ancora una volta alle prese con attori professionisti (Melanie Leinz e Joseph Lorenz per i ruoli di Melanie e del medico) e non (lasciati liberi di improvvisare), si avvicina fino a sfiorare la pelle dei protagonista, contribuendo a rivedere il concetto di bellezza estetica, un'idea troppo spesso plasmata dai dettami e dagli interessi di persone e/o industrie il cui unico interesse sono i soldi.
Per altri versi, Paradise: Hope può essere visto anche come una variazione del romanzo Lolita di Vladimir Nabukov ma con una fondamentale differenza: ad essere centrale nel film di Seidl è il punto di vista dell'adolescente e non dell'uomo maturo.
Note
Chiude in bellezza la trilogia del cineasta austriaco Ulrich Seidl. Se si resiste alla facile ironia di chi individua nei metodi teutonici di tutori e tutrici lo stereotipo del dottore che costringe Paolo Villaggio ad abbuffarsi di “poppette di Bavaria”, si trova il ritratto spietato (alla Seidl, appunto) di un sistema che invita al consumo sregolato e poi lo reprime, in un grottesco corto circuito.
Trailer
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Commenti (1) vedi tutti
Nel terzo capitolo della trilogia del "Paradiso", Seidl iniettata nella buona riuscita di una cura dietetica la speranza di una tredicenne di rendersi più attraente. Melanie comincia così a conoscere di più le potenzialità del suo corpo. Ma come sempre succede con l'autore austriaco, tutto questo conduce ad un rapporto alienante con l'altro sesso.
commento di Peppe Comune