Regia di RZA vedi scheda film
Reduce entusiasta solo pochi giorni addietro dalla visione di The Grandmaster, ultimo capolavoro di un ritrovato Wong Kar Wai, che ritorna al mondo "wuxia" con la maestria che sognavamo di rivedere, fare confronti con questa opera prima non gnobile del rapper (dunque coatto per scelta e convinzione) RZA sarebbe ingiusto e superficiale. Per restare in superficie invece basta lasciarsi prendere senza pensare troppo dalle peripezie e gli assurdi geografici (tuttavia ampiamente giustificati) che vedono coinvolti un eccellette mastro d'ascia e fabbro valente e di colore, fuggito da un campo di schiavitù (probabilmente assieme e con la complicità di Django) e naufragato per caso del destino in un nuovo "pianeta", nonché un corrotto e debordante ufficiale (un Russel Crowe fisicamente incontenibile) in cerca di soddisfazioni corporali e pecuniarie. E tra tranelli orditi ai danni dell'anziano Leone d'oro (si ti piacerebbe caro RZA, ma forse non sai neanche di che premio si tratta e per questo mi saresti ancora più simpatico...), assassinato a tradimento, si affrontano senza tregua ed uniscono le loro forze l'erede e tutta l'altra accozzaglia di personaggi sopra descritti in un rutilante duello senza fine visivamente coinvolgente anche se non proprio interessante.
Un film che nel vantare il suo marchio "tarantiniano" (c'e' pure Pam Grier, che tenerezza!!!) ne mette avanti con una certa fiera onestà pure i limiti, la limitatezza riservata alla sola forma, come quel cinema da "grindhouse" che tanto ha esaltato il celebre maestro e i suoi allievi prediletti (vedi Rodriguez), ma che proprio entrambi nel voler riprodurre in qualche modo e con le dovute disponibilità, finiscono inevitabilmente per rinnegare (soprattutto Tarantino) riproducendo vere e proprie opere d'arte, pura serie A e massima autorialità che nulla hanno davvero a che vedere con l'approssimazione e il puro mestiere della gloriosa onesta serie B.
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