Regia di Barry Levinson vedi scheda film
Il titolo originale è molto più eloquente per sintetizzare il contenuto di questa impeccabile produzione della gallina dalle uova d'oro Steven Spielberg: l'incontro e la prima avventura di Holmes e Watson ai tempi della scuola superiore nella Londra vittoriana, sono coinvolti in una indagine a dir poco velenosa che li conduce sulle tracce di una setta di fanatici egittologi che rapisce e sacrifica giovani fanciulle in onore di Rametep.
Levinson ha fatto tesoro degli insegnamenti del suo mentore e produttore e la qualità delle immagini come la costruzione della storia ci guadagna a tal punto da apparire più come un film di Spielberg per lo sprito avventuroso, gli effetti speciali ed una location centrale che attinge a piene mani da "Indiana Jones e il tempio malaedetto" con l'unica differenza che invece di trovarci in un tempio indiano l'azione si svolge in una piramide ricostruita in piena Londra, addirittura lo stesso Spielberg scroccherà un'idea da questo film per inserirla in una futura avventura di Indiana Jones nel regno del teschio di cristallo, mi riferisco ad Holmes che fa fuori la megera pelata soffiando nella cerbottana dal foro di uscita.
Lo vidi da ragazzo al cinema e mi colpì molto soprattutto per la frase di Holmes che è un triste presagio alla sua esistenza anche se fittizia - Watson :-Che progetti hai per il futuro? -: - Holmes :- Io non voglio rimanere solo -: - non rimarrai solo Sherlock perchè Watson ti accompagnerà nelle tue avventure ma ho afferrato che desideravi la compagnia della bella Elisabeth, chi è che non la preferirebbe a quel quattrocchi del dottor Watson, l'unico ad averne dato un'immagine "diversa" è Billy Wilder con "La vita privata di Sherlock Holmes", ma questa è un'altra storia.
La sequenza della scoperta della piramide e la conseguente fuga con le allucinazioni dei ragazzi che prendono forma con le loro ossessioni nascoste è la parte migliore, anche più del finale: Elisabeth ha paura della morte e vede uno zombi scolpire il suo nome su di una tomba...mmmm..., Watson cede al peccato di gola e vede pastarelle e salsicce prender vita sprigionando l'umorismo zuccheroso e un po' macabro di Spielberg, Holmes invece si sente in colpa per la crisi famigliare che ha travolto i suoi genitori.
I due giovani attori incaricati di interpretare la gioventù dei due personaggi nati dalla penna di Arthur Conan Doyle sono bravi ma soprattutto fisicamente perfetti per i loro ruoli, e badate bene che Doyle non ha mai raccontato la loro giovinezza per cui Spielberg ha avuto l'ennesima buona intuizione; nel cast di contorno Freddie Jones fornisce la sua proverbiale prova ad occhi sgranati e colpi di testa, soprattutto quando viene colpito dal dardo avvelenato ed è in preda alle allucinazioni che al contrario della sequenza raccontata sopra non vengono mostrate con gli effetti speciali ma vengono affidate alla mimica e alla voce dell'esperto attore britannico che dimostra ancora una volta di essere un grandissimo caratterista.
Il finale lasciava presagire un sequel mai realizzato.
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