Regia di Barry Levinson vedi scheda film
Buon film d'avventura per ragazzi, che riesce a preservare le atmosfere dei racconti di Sir Arthur Conan Doyle, pur nelle inevitabili libertà che Chris Columbus si è concesso nello scrivere la sceneggiatura di questo ipotetico viaggio alla scoperta della giovinezza di Sherlock Holmes. Vorrei ricordare fin da subito, prima di dimenticarmi, di non perdersi l'epilogo della storia nella sostanziosa scena dopo i titoli di coda.
Realizzato in origine perché fosse il primo di una serie, purtroppo l'immeritato insuccesso al botteghino ne compromise l'intero progetto. Ed è un vero peccato, in quanto la direzione di Barry Levinson è apprezzabile, la produzione di Steven Spielberg aggiunge quel "tocco" speciale da grande film e la trama uscita dalla penna di Chris Columbus è di tutto rispetto, maestro in questo genere, nel tratteggiare i diversi protagonisti. Persino la colonna sonora è notevole, con diversi temi che si susseguono, permeati di suggestione quasi quanto quelle di Indiana Jones oppure Harry Potter.
E a proposito del mago di Hogwarts, ho avuto la netta impressione che J.K. Rowling possa essersi ispirata, fra le altre fonti, anche a questo film nel creare il suo universo. Sorprendenti sono, infatti, alcune similarità, mai così vicine da poter essere definite plagio ma nemmeno così lontane da poter essere ritenute mere coincidenze. Basta leggerne i libri per rendersene conto. Forse non a caso le prime due trasposizioni cinematografiche furono dirette proprio da Chris Columbus.
La voce narrante è Watson, naturalmente. Buona la ricostruzione dell'Epoca Vittoriana. Forse la trama è un po' prevedibile in alcune delle sue rivelazioni, ma ciò non pregiudica affatto il piacere della visione e il coinvolgimento. Ben scritti i personaggi. Gli effetti visivi qui presenti erano all'avanguardia per quegli anni, vantando il primo personaggio del tutto in CGI, realizzato dalla Pixar. Fra gli esperti vi era pure un certo John Lasseter, che sarebbe poi divenuto il regista di Toy Story.
In sostanza, se a distanza di quasi trent'anni vi è ancora chi spera in un sequel, sicuramente un valido motivo ci sarà. Certo, servirebbero dei nuovi attori, ma questo non dovrebbe costituire un problema. Oramai abbiamo avuto così tante incarnazioni di Sherlock Holmes, che il ruolo non potrà mai appartenere a un volto soltanto. Tutto ciò che serve è allora (come sempre) la storia giusta. E quella "magia" irrimediabilmente persa in molti odierni film per ragazzi.
Consigliato!
Londra, 1870. Il Prof. Bobster e il reverendo Nesbitt muoiono suicidi in preda a orride allucinazioni. Intanto, in un severo college, s'incontrano i giovani Sherlock Holmes e John Watson: il primo già con una spiccata personalità, intuitivo ed intelligente, particolarmente dotato per la scherma; il secondo impacciato, timido, provinciale nei gusti e nel modo di ragionare. Diventano inseparabili. Holmes riesce a risolvere piccoli intrighi nel college, ma un suo rivale, un certo Dudley, gli gioca un brutto scherzo e lo fa espellere. Holmes non si scoraggia, anzi è più libero di dedicarsi alla soluzione di un caso sempre più drammatico...
Bruce Broughton ha composto per l'occasione delle musiche degne del talento di John Williams. Scommetto che risulterebbero valide anche se riascoltate da sole, in separata sede.
Nulla. Per me è grazioso già così.
Fra i suoi film più belli.
Non la migliore incarnazione per Sherlock Holmes. Bravo comunque per l'impegno.
Un valido John Watson.
Discreta Elizabeth Hardy.
Un Professor Rathe dall'alto carisma.
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