Regia di Barry Levinson vedi scheda film
Barry Levinson incontra il cinema fantasy alla Steven Spielberg (non a caso produttore del film con la sua Amblin Enterteinement) e realizza un'opera scattante, divertente, briosa, intelligente e spigliata, omaggia in tutta la parte finale, nei sotterranei di Londra, con i due protagonisti alle prese con una setta diabolica dedita ai sacrifici umani di belle ragazze, lo stesso Spielberg di "Indiana Jones e il tempio maledetto", anticipa nelle atmosfere, nei personaggi, nelle ambientazioni, negli intrighi e negli sviluppi la saga di Harry Potter (l'attore che interpreta Watson è praticamente un clone del celebre maghetto) e non a caso la sceneggiatura è firmata da Chris Columbus, futuro regista dei primi due episodi dei film ispirati ai romanzi della Rowling. Quando gli invadenti e a volte stucchevoli effetti speciali (curati tra gli altri da Stephen Norrington, regista dei successivi "Blade" e "La leggenda degli uomini straordinari") non mangiano il film, prendendo il sopravvento e creando per lo più rumore, confusione e fastidio, come purtroppo spesso capita in prodotti simili, il film si vede con piacere, curiosità ed interesse: assai riuscita l'idea di seguire l'investigatore Sherlock Holmes ancora al college, alle prime armi, ma già con mantella e cappellino a scacchi, nonché irrinunciabile pipa, regalatagli proprio da Watson. Fin da giovane Holmes è un tipo altezzoso, egocentrico e presuntuoso, molto intelligente ed elegante, con le idee ben chiare in testa (il progetto a cui tiene di più è quello di non rimanere solo), fidanzato con una ragazza giudiziosa e carina, Elizabeth (unico suo vero amore, destinato purtroppo a finire tragicamente, il che spiega la solitudine perenne di Holmes adulto, incapace di innamorarsi di nuovo), sicuro di sé, secchione e poco simpatico, sfacciato ed arrogante (soprattutto con l'ispettore incaricato delle indagini), svelto giocatore di scherma, abile a destreggiarsi in ogni situazione, anche la più complicata e incredibile, con uno straordinario fiuto per l'indagine e un acuto spirito di osservazione ("Un grande investigatore si basa sull'intelligenza, la percezione e l'immaginazione"), sempre alla ricerca di misteri da risolvere ("Una risposta priva di spiegazione non serve a niente"): "uno stakanovista dalle energie illimitate" che, con Watson, forma fin da subito una squadra affiatata ed infallibile. Watson, che racconta in prima persona con emozione e nostalgia, la sua prima fantastica avventura a fianco di Holmes, nutre fin da subito rispetto e profonda ammirazione per il compagno di stanza dal quale impara ad avere più fiducia in se stesso e maggiore considerazione delle proprie abilità. Insieme risolveranno la difficile avventura nella quale sono coinvolti in cui vari personaggi, in apparenza senza alcun legame tra loro, vengono misteriosamente uccisi con una micidiale cerbottana che inietta loro del veleno che li porta ad allucinazioni perverse ed incubi di impressionante realismo. La soluzione sarà nello stesso college in cui i due ragazzi studiano. Lasciando spazio all'immaginazione più assoluta e ad una fantasia gradevole e artigianale (i due raggiungono i cattivi su una macchina volante piuttosto rudimentale, di creazione dello zio di Elizabeth, scienziato un po’ folle con la mania del volo) Levinson cattura l'attenzione di un pubblico non solo infantile, con una storia avvolgente in cui mistero, avventura e comicità si mescolano con notevole armonia, raccontando con credibilità, affetto e simpatia l'adolescenza di uno dei personaggi più celebri della letteratura inglese e svelandone con intelligenza, ironia e originalità molti degli aspetti più noti e tipici. Un film godibile, rilassante e piacevole: molto meglio di qualsiasi Harry Potter, anche perché decisamente più corto.
Voto: 7
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