Regia di Barry Levinson vedi scheda film
Questo film per ragazzi sulla avventure del giovane Sherlock Holmes e del suo (non ancora) fido Watson, soffre di un problema di impostazione: la sua stesura e la sua resa sono smaccatamente paratelevisivi, incapaci di creare una vera tensione narrativa sufficiente a consentire una piena immedesimazione nei personaggi rappresentati e abbarbicata nella sua mediocre serialità. Tale difetto è perfettamente esemplificato dalla stucchevole scelta di far raccontare a Watson, in lunghi e pedanti monologhi, le sue sensazioni e le sue spiegazioni sulle azioni in corso, togliendo ulteriormente pathos alla vicenda narrata. La scelta degli interpreti, poi, lascia parecchio a desiderare: Nicolas Rowe ha perennemente un’espressione quasi ebete e non sveglia come ci si aspetterebbe dal Re dei detective (seppur ancora “in nuce”), Alan Cox (John Watson) è simpatico, anche se sembra un personaggio di “Simpatiche Canaglie” e Sophie Ward è poco credibile nei panni della fanciulla innamorata Elzabeth. Tolti questi difetti, se si guarda la pellicola non dico con occhi da fanciullino pascoliniano ma da ragazzotto dickensiano, lo spettacolo scorre abbastanza fluidamente, concedendo anche momenti di reale divertimento. Per me, oramai adulto, gli aspetti più godibili della storia sono la rappresentazione delle morti “allucinate”, con effetti speciali oggi datati ma all’poca notevoli, e qualche simpatico caratterista di contorno (Patrick Newell, Roger Ashton-Griffiths). Il resto può tranquillamente finire nel dimenticatoio dei film anni ottanta invecchiati male.
Egizia.
Anni 80.
Imbambolato
Pacioccone.
Fredda.
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