Regia di Sam Garbarski vedi scheda film
Will, attore tedesco sposato a New York, è un celebre “pupazzone” beniamino dei bambini ma un giorno, per un equivoco, viene creduto da tutti morto, a partire dalla famiglia. Con l’aiuto di un amico ristoratore indiano decide di stare al gioco scegliendo appunto “di fare il morto”. Assume un’altra identità, quella di un misterioso sodale indiano di se stesso, il signor Vijay, per vedere “se la gente piange davvero” prima e dopo il suo funerale. La moglie Patricia Arquette, divenuta un po’ anaffettiva non per cattiveria, ma per stare al passo con una quotidianità feroce, è vedova inconsolabile, e lui cerca di consolarla (ri)conquistandola. Non è facile, o forse, a sorpresa, sì. Sam Garbarski è l’autore di Irina Palm, dove già una strepitosa Marianne Faithfull si doveva reinventare, “mascherandosi”, per uscire da una situazione di grave difficoltà. I toni questa volta sono più da pochade, anche se permane il tocco drammatico del film britannico, specie per il continuo rapporto con la morte e l’elaborazione degli affetti, di fronte a un lutto. La commedia diverte a tratti, non perché manchino i presupposti per un meccanismo fluido e coinvolgente, quanto per la poca originalità del presupposto. Abituati a Pirandello, la parabola del Nostro sorprende fino a un certo punto. Ma è notevole la prova degli attori, specie i due protagonisti. Moritz Bleibtreu, già ammirato in Soul Kitchen, anche se non è Peter Sellers (il rimando è ovviamente al grande Bakshi di Hollywood Party) gestisce bene il doppio ruolo.
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