Regia di Lucía Puenzo vedi scheda film
Nel rispetto, seppur non assoluto, della realtà, la regista ci racconta una storia che vede il coinvolgimento del medico nazista Mengele. Costui, dopo la fuga in Argentina, si stabilisce nella cittadina di Bariloche, nota per essere sede di una folta comunità tedesca nonchè rifugio per nazisti. Durante il viaggio entra in contatto con una famiglia tedesco/argentina, rimanendo colpito da una bambina preadolescente molto sveglia e carina ma vittima di un ritardo della crescita, al quale si ripromette di porre rimedio. La vicenda si focalizza sulla personalità del medico Mengele, specchio dello spirito del nazismo: estrema razionalità al servizio dell'irrazionalità. Il protagonista riesce a farsi accettare come amico dalla madre della bambina e dalla bambina medesima. Lo stesso marito/padre, seppur con diffidenza, ne accetta per un certo periodo la vicinanza. Non è però un sentimento di amicizia che muove il medico, bensì la volontà di continuare su nuove cavie umane gli esperimenti intrapresi circa un ventennio prima nel lager di Auschwitz. Ce n'è per ogni velleità: una giovane con un lieve "handicap"; i fratelli; i gemelli, nascituri, che storicamente hanno attirato più di ogni altro soggetto l'interesse di Mengele. L'atteggiamento del medico non è però assolutamente subdolo. Non nega la propria volontà di correggere delle imperfezioni, convincendo della bontà dei suoi metodi madre e figlia. Appare non cosciente del grave disvalore che, secondo la scala etica che ci è propria, è insito nelle azioni che compie, e proprio in ciò è l'orrore maggiore. La regista sa rendere con efficacia questo aspetto dandoci l'immagine di una persona metodica, paziente, educata, a volte dolce ed affettuosa con le proprie cavie e, al tempo stesso, cinica, calcolatrice, dissimulatrice, in grado di essere ancora pericolosa e di sfuggire per un soffio alle maglie della rete che le si chiudono intorno nella seconda parte del film, quando la moglie/madre acquisirà dolorosamente la consapevolezza di ciò che è stata la propria famiglia per quel medico tedesco così educato e competente. Alla vicenda principale è annodata la vicenda della produzione di bambole, che ho trovato un po' superflua: il Dottor Mengele finanzia la costruzione in serie di una bambola con un cuore meccanico, ad immagine e somiglianza della ragazzina che prende sotto la propria "ala protettiva". Buoni i livelli della recitazione ed evocativi i panorami: una Bariloche lontana da ciò che è stata descritta essere, ovvero il quadretto di una cittadina bavarese florida e verdeggiante. Case coloniche distanti l'una dall'altra, boschi incolti, strade di una città qualsiasi. Qualche svastica che affiora qua e là e personaggi enigmatici ed un po' tristi che vanno e vengono, con segni evidenti di operazioni di plastica facciale. La colonna sonora ridotta al minimo completa il quadro di desolazione ambientale, e soprattutto morale, teatro del film.
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