Regia di Giuseppe Bertolucci vedi scheda film
Viavai di personaggi sopra le righe nella stazione romana di Trastevere e nel quartiere circostante.
Con questa regia faceva il suo debutto in solitaria Giuseppe Bertolucci, dopo aver diretto il documentario collettivo I poveri muoiono prima (1971); si tratta di una pellicola realizzata per la televisione prodotta dalla Rai, sezione Programmi Sperimentali. Già solo venire a conoscenza dell'esistenza di una sezione simile fa abbastanza impressione; poi sapere che ha contribuito agli esordi registici del più giovane dei Bertolucci rende quantomeno merito alla tv di Stato. Almeno finché non si è visto Andare e venire. Un'ora di dialoghi che girano spesso a vuoto in un viavai di personaggi tagliati con l'accetta recitati da interpreti alle prime armi, se si esclude Laura Betti (tra gli altri: Marco Gherardi, Enrico Furlotti, Antonio Maestri e Lucia Poli, l'unica che proseguirà con successo nella carriera attoriale): il caos, in pratica. Ma con il valore aggiunto della presenza in scena di Furlotti, già partigiano e quindi poeta – alla sua unica esperienza sul set, come si sarà già intuito. Girato in bianco e nero con la fotografia curata da Renato Tafuri e il montaggio affidato al più esperto Franco Arcalli; Domenico (Mimmo) Rafele funge sia da aiuto regista che da collaboratore alla sceneggiatura, accreditata a Bertolucci. C'è tanta voglia di fare, il regista è appena venticinquenne e giustamente tenta di dire qualcosa di personale e di impegnato, ma il risultato non è – diciamo così – di grande impatto sullo spettatore. 4/10.
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