Regia di Kimberly Peirce vedi scheda film
Purtroppo ridicolo e superfluo regnano sovrani. Il film di Kimberly Peirce è ingiustificabile fin dalla sua prima sequenza, in cui le urla imbestialite di una Julianne Moore bigotta e sofferente già destano il sorriso e inquietano molto poco. Quando poi si verifica il lungo salto temporale e ci ritroviamo nel presente, in cui la giovane Carrie White, tenuta all'oscuro dai misteri dell'adolescenza, viene derisa in pubblico in occasione del suo menarca, l'espressione dello spettatore rimane sempre la stessa: un sorrisino abbastanza compiaciuto, e si fa addirittura fatica a provare pietà per la giovane protagonista, anche a causa delle smorfie non sempre necessarie di Chloe Grace Moritz che ha offerto invero prove migliori.
La storia è la stessa del romanzo di King e del film di De Palma: la storia di Carrie figlia di madre bigotta e entrata di botto a contatto con la maturità, l'attrazione sessuale e il confronto umano con i coetanei. Una vita sofferta e dolorosa che ha fatto sì che fosse dotata di poteri paranormali inizialmente associati alla telecinesi ma in realtà ben superiori e più complessi. Finché le paure in cui l'ha gettata in continuazione la madre durante la sua vita sembrano incarnarsi in un secchio di sangue di maiale durante il mitico ballo della scuola.
Non si prosegue oltre almeno per chi non avesse visto il Carrie depalmiano, geniale esempio (anche più moderno di questo) di horror anni '70, perfettamente in linea con la produzione cinematografica di quegli anni (e con lo stile registico del grande De Palma) e assolutamente indimenticabile per l'incredibile interpretazione di una Sissy Spacek che passò alla storia. Andando oltre l'inutilità della nuova operazione, tutta "americana" e assai conformista, anche chi non ha visto il film originale si accorge dell'esagerazione narrativa di certi momenti, sempre ricordandosi che anche nella storia meno verosimile si creano delle coordinate da rispettare e, se da destrutturare, da destrutturare con parsimonia, e dei tempi horror del tutto sbagliati e fuori rotta. Qui l'unico sentimento che si può provare quando si vede la madre che afferra un coltello al minimo rumore del piano di sopra è di ridere tragicamente per la piattezza di un personaggio e per l'ovvietà di una situazione. Oltrepassando poi il fatto che la Moretz sia un po' fuori parte (si ingobbisce apposta, ma poco si crederebbe alla sua impopolarità), è la Moore che ingessata più che mai offre un personaggio risibile e mai inquietante, che esagera con le percosse contro la giovane figlia come farebbe un'eroina ubriaca nel più stupido dei film demenziali. La negatività del più estremo sentimento religioso si fa grossolana e priva di sfaccettature, e il potere paranormale della protagonista ricorda più la telecinesi dei più moderni film di fantascienza piuttosto che la trovata di un bel film horror dei novelli anni '10. Per quanto riguarda il resto, basterebbe l'andamento variegato di un velo pietoso: il way of life americano è tanto stupido e stucchevole da far invidiare addirittura le percosse dell'imbruttita Julianne Moore. Il più bello della scuola passa dai corridoi della scuola battendo le mani a tutti come un recesso del Troy Bolton di High School Musical, la fidanzata prima cattiva e poi buona si fa spingere da un continuo senso di colpa per risolvere una situazione che lei è talmente stupida da capire (qualunque sia il suo nobile intento), e la cattivona che "posta" su Internet il video dell'umiliazione fatta a Carrie nello spogliatoio femminile si rivela una iena senza cervello promotrice a momenti di una rivolta studentesca (non seguita da nessuno) per combattere il presunto abuso di potere di una lungimirante insegnante di ginnastica, che cerca in tutti i modi di aiutare Carrie. Inutile dire però che questa insegnante è uno dei personaggi più antipatici, incapace di capire qualcosa di ciò che riguarda la problematica protagonista. Se si fosse stati in Carrie, ci si sarebbe davvero barricati in casa a pregare.
In ogni caso, si attende con ansia la mitica scena del ballo: e lì, nel pessimo andamento generale, finalmente l'uso ed abuso degli effetti speciali, con tutta la tristezza che possano destare, riescono a togliere il sorriso dalla bocca dello spettatore e fargli guardare con un minimo di serietà e tensione quello che si configura come il vero momento della verità, una vendetta sanguinolenta ripresa in maniera davvero concitata e virtuosistica. Tanto che sorge davvero la curiosità: potremo mai giustificare il comportamento di un'indemionata Carrie, inquadrata nell'apice del suo satanico sguardo? Il finale getta ombra sulla scena del ballo e della macchina per strada (ma una macchina che esplode accanto a un distributore di benzina non può rimanere integra!!), per rigettare l'intero film nella mediocrità più assoluta (per chi avesse seguito pochi anni fa Mai dire martedì in TV, il finale sembra la brutta copia del trailer di Rocchio 48). Dunque, anche solo per una scena, si ha il (dis)piacere di concedere un mezzo voto in più poco meritato a un film decisamente pessimo, che tutti quanti, loro come noi, potevamo evitarci.
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