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I 2 soliti idioti

Regia di Enrico Lando vedi scheda film

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La recensione su I 2 soliti idioti

di FilmTv Rivista
4 stelle

Qualcosa è cambiato, nel rituale che porta al cinema masse di italiani nelle grasse feste di Natale. L’anno cinematografico non si chiude con il cinepanettone: Boldi sceglie di passare il Natale a 4 zampe inaugurando il dolciume in Tv e se De Sica arranca nel suo personaggio in compagnia di Lillo & Greg nelle sale che proiettano Colpi di fulmine, al cinema, botteghino canta, I 2 soliti idioti sono già un solito successo. E idiota sarebbe non prenderli sul serio. Biggio & Mandelli, al capitolo 2, si concentrano sulla coppia padre/figlio Ruggero De Ceglie e Gianluca: il primo maschera ripugnante della degenerazione berlusconiana, esponente di una arcaica commedia umana munita d’orizzonti catodici e ovvia (a)morale autoassolutoria, il secondo più responsabile del genitore, eppure frustrato, bisognoso di un garante. Ovvero: qui c’è anche uno dei possibili conflitti generazionali d’oggi, in versione grottesca, nauseante, for dummies. E poi: scimmiottamento della politica (il rigido Teocoli è l’eco di Mario Monti), due o tre cose che gli idioti sanno dei propri tempi (c’è Crisi, la Finanza fa paura quanto la mafia russa), misoginia portata all’esasperazione e poi redenta (Miriam Giovanelli: da prostituta oggetto a imprenditrice soggetto), sciatta parodia dei generi cinematografici (da Karate Kid ad Arancia meccanica), eclettiche effusioni d’affetto (da Pierino a Berlinguer ti voglio bene). E infine cenni di consapevolezza («questi due affossano il cinema») e un senso del politicamente scorretto decisamente ingenuo, ostinato, ottuso. Se poi il brutto Tutto tutto niente niente, a confronto, pare avere l’equilibrio narrativo di una ronde di Sacha Guitry, non importa. Questa non è satira, è un carnevale – sfatto, ributtante, funereo - che ha come unico, sostanziale problema quello di non essere realmente radicale: in una catena antievolutiva, I 2 soliti idioti sono l’anello di congiunzione tra i tormentoni sciocchi dello Zelig televisivo e una nuova apocalisse secondo Ciprì & Maresco. L’umore della commedia all’italiana nera degli Anni 70 è gradevole, rispetto a questo comico per teenager, insieme automatico e repellente, facile e violento, a un passo dalla cattiva coscienza di un Paese.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 1 del 2013

Autore: Giulio Sangiorgio

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