Regia di Enrico Lando vedi scheda film
Errare è umano perseverare è diabolico morire sarebbe cosa buona e giusta. Morire cinematograficamente, s’intende. Laddove, in verità, di “cinematografico” non v’è una beneamata escrescenza purulenta.
La sala, luogo di proiezione delle atroci attività “filmate” dei due deficienti, è un puro indicibile incidente o, tutt’al più il risultato di spaventose misteriose strategie di marketing.
Questi due, e con loro tutti quelli che gli gravitano attorno, magari schifati da cotanta fiera dell’orrido e del nulla ma sicuramente sensibili al vile profitto, s’afflosciano su una formuletta rivelatasi “vincente” (al box office) reiterandone impudentemente “logiche” ed elementi.
L’importante è non sprecare tempo ad “analizzare” alcunché, e a non prenderli sul serio, mai; cosa, quest’ultima, che quelli, al contrario di tutto quello che dicono e dichiarano, fanno, eccome se lo fanno.
Stiano tranquilli, comunque: non possono ammazzare il cinema perché loro con la settima arte - ma anche con la diciassettesima, la centocinquantesima, la qualsiasi merdosissima arte - nulla c’entrano.
Che continuino pure beati a vagare mostrando facce e comportamenti e azioni da scemi patentati, basta scansarli come si fa con le esalazioni tossiche e mefitiche. Perché, più che “pericolosi” per il già disastrato panorama italico, semplicemente puzzano: di vecchio, di stantio, d’indefinibile vacuità, di quell’immondo fetore che emanano le carcasse di animali in putrefazione.
Aspettiamo, aspettiamo che non ne rimanga più niente, che gli insetti necrofori facciano il loro sporco lavoro, che i fenomeni atmosferici puliscano definitivamente l’ambiente dall’ammasso di putridume (che taluni magari scambiano per manifestazioni artistiche postmoderne).
Arriverà una bella pioggia acida, e via: d’idioti, d’imbecilli, d’istupiditi bambocci boccheggianti, non rimarrà alcuna traccia.
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