Regia di Enrico Lando vedi scheda film
E' indubbiamente uno dei casi cinematografici dell'anno, nel bene o nel male dipende dai punti di vista. La faccenda non è poi così controversa, perchè mi pare che la situazione sia molto netta e delineata con una certa chiarezza: il pubblico sta premiando il film in quanto probabilmente ne fruisce la visione in senso liberatorio, praticando una (benefica?) full immersion nella demenza più oscena ed incontrollata; mentre dall'altra parte abbiamo una critica -insolitamente compatta- che ha stroncato la pellicola senza appello. Ricordo bene che all'epoca dell'uscita del primo episodio la mia opinione -non entusiasta ma tutto sommato benevola- risuonò flebile e solitaria, schiacciata sotto il peso di stroncature espresse in forma granitica. E anche stavolta il meccanismo è il medesimo: pubblico euforico e critica acidissima. Premesso che io, pur consapevole che si tratta di un cinema dal fiato piuttosto corto, mi sono comunque divertito, mi permetto ora di argomentare allargando un attimo l'orizzonte del mio sguardo. Intanto ritengo che il tipo di volgarità che domina questo prodotto implichi qualcosa di più complesso di ciò che in questi giorni leggiamo sui quotidiani. Sì, è un film giovanilista, che cavalca la cretineria di gran parte della gioventù odierna. I ragazzi infatti lo guardano e ghignano. Ma io credo che in realtà il prodotto riesca (forse è una lettura un pò sofisticata la mia, ok) a SCARDINARE una certa idiozia, ad affrontarla a mani nude, senza timore di sporcarsele (le mani). Secondo me, in questo senso, il produttore Pietro Valsecchi (unitamente a Biggio e Mandelli) ha avuto il coraggio di "fare il lavoro sporco". Invece di realizzare la solita commedia con la galleria di macchiette ipocrite ed arci-italiane, ha scelto di fotografare la realtà dei ragazzi di oggi e di metterne -clamorosamente- in scena il VUOTO PNEUMATICO. E sinceramente preferisco questo prodotto così diretto, nella sua plateale trivialità, rispetto a una serie di stanche derive a cui sta approdando il "cinema italiano di commedia" in seguito al presunto declino dell'universo vanziniano. Ne abbiamo due esempi in questi giorni di uscite natalizie. Da una parte i nostri produttori vorrebbero abbandonare lo stile-cinepanettone ma non ne hanno del tutto il coraggio ("Colpi di fulmine"), e dall'altra abbiamo la deriva di critica sociale-politica che Albanese insiste a realizzare utilizzando il suo conclamato registro grottesco che io trovo confuso e cinematograficamente maldestro. Io credo insomma che Valsecchi stia cercando di mettere in scena una nuova (futuribile ancorchè sgangherata) forma di commedia all'italiana. Cosa sono infatti Biggio e Mandelli se non due straordnarie nuove MASCHERE? I Vanzina hanno fotografato per anni (con Boldi & De Sica) non senza un percepibile compiacimento, un'Italia di Cummenda e di Mignotte, di cialtroni e di millantatori. Ora che (si spera!) si sta esaurendo il modello berlusconiano, ne restano i cascami e gli effetti dell'onda lunga, perchè anni di tv commerciale hanno prodotto mostri e stili di pensiero che si sono tramandati fino alle ultimissime generazioni, lasciandoci di fronte ad un mondo giovanile dominato dalla tecnologia e dall'assenza di qualunque stimolo culturale e di critica sociale. Un mondo dove pare che contino solamente tre cose: l'abbigliamento, il pc e il telefonino. E' superfluo aggiungere che non è mia intenzione generalizzare, ma provate un pò a guardarvi intorno al cinema, al bar o al pub e poi ditemi se ho torto. Interessante il corto circuito tra gli idioti in sala che ghignano di quegli spettatori che a loro volta ghignano dentro il film, e dunque se ne può argomentare che i giovani vedendo il film ridono di sè stessi. Forse non ha molto senso parlare di una vera trama, sì c'è una storiella appena abbozzata con questo padre e suo figlio che superano diverse prove, ma quel che conta alla fine è l'efficacia (discontinua) di varie gag che si accumulano con discreta vivacità e tutte ispirate ad un umorismo surreale e spesso talmente grottesco da lasciare interdetti. In questo secondo episodio è presente poi un filo ricorrente: la crisi economica che condiziona la vita di vari personaggi, a partire da un clochard un tempo manager benestante, impersonato da GianMarco Tognazzi, fino al vecchio Ruggero de Ceglie ridotto a barcamenarsi tra alti e bassi come gestore di un chiosco di panini. Intorno ai due infaticabili protagonisti ruotano varie figure, tra cui due trucidissimi killers russi e due "Poliziotti Scoreggioni", tutti interpretati dalla coppia Biggio-Mandelli. Oltre al citato Tognazzi, altro special guest è un impettito Teo Teocoli (che voci di corridoio dicono ispirato a Mario Monti). Concludendo. Un film diretto, che va al sodo senza fronzoli, che pone come unico limite il superamento della soglia ragionevole di trivialità: una volta "oltre", il percorso è tutto in discesa.
PS: quei due coglioni in sala (nel film) che, sui titoli di coda, cazzeggiano commentando che la pellicola che hanno appena visto "ammazza definitivamente il cinema"...beh, il senso sta tutto lì, in quella frase smozzicata. Frase che bisogna però saper leggere. Forse.
Voto: 7
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