Regia di Joshua Michael Stern vedi scheda film
https://www.youtube.com/watch?v=nCpfYYVuuh8&index=18&list=PL16e6NJingsZpUof9t4V6IGsxhce0qa3f
Conoscere la storia professionale (o addirittura quella personale) di S.Jobs è il presupposto primo e principale per NON guardare questo film (o comunque, per attendere una delusione).
Viceversa, Jobs potrebbe (quasi) sorprendere.
Altro (parziale) equivoco; Jobs non è un film sulla vita del fondatore della Apple, ma esclusivamente sul “Jobs pensiero” (da qui si spiega il finale tronco, proprio all’inizio della sua rinascita; la seconda, prorompente ascesa alla ribalta).
Il film è un focus eloquente sulla traiettoria professionale dell’omonimo protagonista (un guro - sedicente ? - dell’hi-tech vestito a festa); seguendo l’evoluzione del guizzo del (mezzo) genio (non dell’informatica, a quanto pare, ma dell’imprenditoria e del marketing) unitamente allo spirito di iniziativa, esso approda all’ultimo stadio del processo evolutivo della sua visione: l’aziendalizzazione di una filosofia di vita.
Tutto il resto è una cornice spezzata dalla tensione anarcoide e dal vigore di uno sguardo costantemente rivolto all’immagine (la propria - così come percepita dal grande pubblico - ma senza intermediazione alcuna). Una cattedrale… nel deserto dei sentimenti e degli affetti.
E finanche l’ultimissima scena (quella che vede il protagonista davanti al microfono di una stazione radio) è una lampante dimostrazione di quale sia stato il taglio dato alla narrazione: il lampo dell’ispirazione che in lui fa breccia e che, grazie alle sue parole, si propaga nell’etere… e poi un attimo di pausa; dunque, sguardo indagatore rivolto a qualcuno in cabina di regia per sapere… “com’è andata?”.
E (ci) ha detto tuttto.
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