Regia di Joshua Michael Stern vedi scheda film
La prima versione "lunga" del biopic sull'uomo che ha portato il pc e il cellulare nelle case di tutto il mondo, tra alti e bassi, megalomania e manie di onnipotenza, strazi familiari e una personalità vulcanica necessaria ed inevitabile. Bravo Kutcher, aderente e copia fisica del vero Jobs, in una versione meno autoriale ma più schietta.
Titolo extra short per un film che, inversamente rispetto a quello recente dal titolo "lungo" (ovvero Steve Jobs), si concentra su ben vent'anni di vita ed opere dell'uomo vulcanico e caratteriale che "voleva cambiare il mondo". Quindi rispetto all'ultima e pluripremiata ed incensata versione "d'autore" a cura di Danny Boyle, un film più addentro alla figura "umana (o disumana , a seconda dei punti di vista) dell'uomo della Apple e del pc alla portata di tutti.
Un film meno stiloso ed autoriale questo di Joshua Michael Stern, ma che più dell'ultimo e decisamente più apprezzato biopic, si addentra all'interno del personaggio, uomo tenace fino all'eccesso e talento innato nell'innovare e nel sapersi circondare degli "ingranaggi" giusti per dar vita all'innovazione che cambia il mondo. Ma anche l'uomo che vuole proseguire sulla sua strada senza interagire con gli altri, fiero e risoluto a tener testa individualmente al suo progetto, infischiandosene degli altri.
Uomo immaturo nei confronti di valori altrove unanimemente accettati e dati per scontati come la famiglia ed il riconoscimento della propria prole.
Un film dove finalmente Ashton Kutcher ha l'occasione di dimostare quanto vale, mettendo finalmente da parte i ruoli fatui e monocordi per i quali è divento famoso e che lo hanno relegato tra gli attori tutt'altro che indimenticabili.
Un incedere incerto ed obliquo sul davanti, un viso concentrato a mimare l'espressività che conosciamo del celebre uomo dei progetti più arditi e delel sfide più estreme: pur ignorato da qualsiasi tipo di premio, il solo fatto di essere stato notato e salito alla ribalda con questo film che ha saputo agire d'anticipo rispetto alla versione di lusso di Boyle, ha reso finalmente Kutcher non più e solo l'ex signor Moore, ma un interprete finalmente interessante, complice anche la straordinaria aderenza fisica che lo accomuna col personaggio che il film celebra e racconta.
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