Regia di Marco Risi vedi scheda film
Un ragazzino muore in un incidente stradale; un ex poliziotto - Corso - sospetta che si tratti piuttosto di omicidio. Ma in passato Corso è stato l'amante della madre del ragazzino, che ora vive con un affermato avvocato, spregiudicato affarista, e la polizia fa di tutto pur di mettere i bastoni fra le ruote all'ex collega.
Potenza del cinema italiano di questi tempi: una fotomodella ungherese, un concorrente del Grande Fratello, un modesto caratterista e un rinomato attore di teatro formano il poker di interpreti principali di Cha cha cha, quattordicesimo lungometraggio in trent'anni di carriera per Marco, figlio del grande Dino, Risi. Eppure Eva Herzigova, Luca Argentero, Claudio Amendola e Pippo Delbono funzionano bene, ciascuno nel proprio ruolo, fors'anche grazie all'esperienza del regista, che soprattutto nel finale mostra di sapere bene come gestire la tensione e dosare il dramma, con rivolgimenti nella trama e colpo di scena conclusivo tanto per gradire. Una sceneggiatura di Risi, Andrea Purgatori e Jim Carrington si prende il disturbo (ambizioso, senza dubbio) di raccontare l'Italia giustizialista e corrotta del 2013, percorsa da paralleli sentieri che portano in maniera del tutto differente - se non proprio opposta - allo stesso nulla, allo stesso marciume: alla fine della storia sia il buono (Corso) che il cattivo (Torre) convengono sulla necessità di scendere a patti, nascondere la spazzatura sotto il tappeto e proseguire a testa alta, noncuranti della verità che conoscono e che faranno tutto il possibile per occultare in eterno. Non è chiaro fino a che punto Risi e i suoi cosceneggiatori volessero dipingere il lato oscuro di Corso/Argentero, che spesso appare anzi smaccatamente buonista, ingenuo, demagogico; è evidente però l'idea di tratteggiare un antagonista più furbo che realmente cattivo come Torre/Amendola, emblema palese (troppo, quasi macchietta) dell'autoconservazione del potere e dell'arte di arrangiarsi e di quella di riciclarsi italiche. Nel cast anche Mimmo Cuticchio, Bebo Storti e due comparsate: Shel Shapiro e Nino Frassica. Ultimo lavoro (peraltro ben fatto) di Marco Onorato, che si sarebbe spento poco prima dell'uscita di questo film. 4,5/10.
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