Regia di Anne Fontaine vedi scheda film
Entrambe bionde e con occhi color dell’oceano, bellissime nei loro corpi non più ventenni, Roz e Lil, più che amiche, sono siamesi: talmente inseparabili da insinuare a mariti e pretendenti il dubbio che di amore saffico si tratti, invece che di complicità femminile. Qualcosa di vero ci dev’essere, se le due finiscono per traslare la passione ognuna sul frutto dei lombi dell’altra: madri di due coetanei (anche loro inseparabili, anche loro bellissimi: «sembrano divinità greche» commenta Lil adocchiandoli fra le onde), galeotto un weekend un po’ alticcio, si ritrovano a far l’amore ciascuna col figlio della migliore amica. Dramma in tre atti sorretto da un complesso d’Edipo per procura, Two Mothers affianca due interpreti altrove eccellenti, qui solo di una bellezza mozzafiato (Robin Wright e Naomi Watts, rispettivamente 47 e 45 anni, nude e struccate battono in sensualità colleghe con molto più botox e la metà dei loro compleanni) per quella che è la prima prova internazionale della francese Fontaine, già esploratrice della sessualità al femminile in Nathalie. Che qui prende spunto da un racconto del premio Nobel Doris Lessing (da noi edito in Le nonne, Feltrinelli) per mettere in scena un teatrino patinato, con un’Australia da cartolina per palcoscenico, dove la psicologia dei personaggi (così come l’intensità delle performance) è ridotta a inutile orpello di una vicenda in odore di soap opera. Erotismo inerte come i corpi adagiati al sole dei quattro protagonisti, vuoto levigato con isterismi di contorno:?lo scult è servito. I.F.
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