Regia di Anne Fontaine vedi scheda film
A volte capita che la presenza di un attore o di un'attrice nel cast di un certo film sia motivo sufficiente a mettere in circolo una curiosità altrimenti destinata ad interessi differenti. Nel caso di "Two Mothers" di Anne Fontaine l'attenzione era ulteriormente stimolata da un cartellone che annunciava addirittura il privilegio di vedere all'opera due eccellenze del cinema contemporaneo come Naomi Watts, in questi giorni sugli schermi con la biografia di Lady Diana, e Robin Wright, finalmente prestata ad un ruolo da protagonista seppur in coabitazione con la più attiva collega australiana. A convincerle aveva concorso certamente la possibilità di recitare in un copione che si annunciava quantomeno scottante - per il tabù che andava a toccare ed anche per il fatto di implicare un uso del corpo emancipato da calcoli di opportunismo e convenienza - e quindi adatto a personalità forti e carismatiche come quelle delle due attrici in grado di sopportare le reticenze e le pressioni legate alla scelta di far parte di una storia che mette in primo piano una vicenda amorosa non comune: Liz (Watts) e Roz (Wright) infatti sono due amiche cresciute in una sorta di laguna blu australiana che ad un certo punto della vita si innamorano contemporaneamente l'una del figlio dell'altra. Un fatto certamente possibile ed ancor più giustificato dalla bellezza genuina e selvaggia del convivio amoroso e dalla sostanziale mancanza di impegni nei confronti di eventuali partners (Roz è agli sgoccioli di un matrimonio ormai finito, Liz è vedova) se non fosse che trattandosi della trasposizione di un libro di Doris Lessing, ed essendo il film un autentico melò, questa tendenza dapprima sensuale e poi giocosa si trasforma con i minuti in una parabola di afflizione e sensi di colpa che coinvolgerà non senza conseguenze persino le giovani fidanzate degli aitanti dongiovanni nel frattempo subentrate nel carnet ufficiale delle amanti sfortunate ed ignare.
Approfittando della bellezza di un paesaggio che non si distacca di molto dagli scenari da paradiso perduto utilizzati dal cinema americano come sfondo privilegiato per amori proibiti e travolgenti, Anne Fontaine è brava a far corrispondere l'ossessione amorosa che si impossessa dei protagonisti alla dimensione edenica e sospesa dell'elemento naturale che circonda ed accoglie i loro corpi discinti. Ma a lungo andare la sorpresa di quelle unioni tardive e scandalose si colora di una routine che riguarda una messinscena troppo scolastica per far sentire gli slanci ed i ripensamenti che destabilizzano l'equilibrio dei personaggi. Manca soprattutto un pensiero che rifletta sulla questione morale che il film pone in essere attraverso gli atteggiamenti e le prese di posizione espresse da Liz e Roz sull'opportunità o meno di quella liason. Al suo posto "Two Mothers" preferisce un empatia a buon mercato, stimolata da una buon numero di scene madri, oppure stuzzicata dalle pruderie vojeristiche a cui fanno finta di prestarsi le sequenze, peraltro molto caste, relative ai rendez-vous amorosi tra madri e figli. In questa maniera è inevitabile che il film della Fontaine si consegni interamente alla bravura delle sue "mothers", ma ciò non basta a salvarlo da una superficialità che lo rende sostanzialmente innocuo. Esattamente il contrario di ciò che si era prefissato.
(icinemaniaci.blogspot.com)
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