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Il terzo tempo

Regia di Enrico Maria Artale vedi scheda film

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La recensione su Il terzo tempo

di FilmTv Rivista
6 stelle

La vicenda del giovane Samuel, in semilibertà nella provincia romana dopo un’adolescenza di furti, rapine e riformatori, scorre nella più trita consuetudine del cinema di rinascita sportiva, nel quale il cavallo più indomito è poi sempre quello di razza. Da una parte Samuel e dall’altra Vincenzo, ex star del rugby e ora garante per la riabilitazione del ragazzo. Si dà il caso che Vincenzo alleni una squadretta senza pretese, ma iscritta al campionato. Il suo fiuto per i talenti trasforma le risse di Samuel in placcaggi stretti e le fughe dalla polizia in volate sulle fasce laterali. E poi i concetti di fair play, gioco di squadra e sacrificio, con i quali saldare la metafora agonistica alla vita reale. Il gioco di Artale, banale fino all’inconsistenza in sceneggiatura (tra storielle d’amore superflue, frasi a slogan sciorinate a piene mani dal guru alcolizzato Vincenzo, livelli metaforici costruiti su abusati automatismi), funziona molto meglio in sede di regia, grazie a un linguaggio che ben si sposa con l’adrenalina del campo, il sudore delle maglie, la vita marginale vissuta per davvero. Il ritmo martellante, il montaggio in continuo rilancio e l’azzeccata interpretazione di Richelmy/Samuel ci fanno soprassedere volentieri su un percorso preparatorio all’agonismo degno di Rocky IV, sulla performance fuori ruolo di Stefania Rocca e sull’intero campionario di ingenuità che permea Il terzo tempo. A fine partita stringiamo la mano ad Artale che, tra l’altro, filma il rugby meglio di Clint Eastwood.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 47 del 2013

Autore: Claudio Bartolini

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