Regia di Enrique Gato vedi scheda film
Il suo nome è Jones, Taddeo Jones:?non ha pistola né frusta, ma le sue avventure stereoscopiche si abbeverano alla fonte dell’eterna giovinezza del mitico Indy di Harrison Ford. Taddeo per l’archeologia ha il pallino fin da piccolo, ma la vita aveva altri progetti per lui, che si limita a sognare le gesta dei suoi miti e di mestiere si accontenta di manovrare le scavatrici nei cantieri. Un rapido giro di equivoci lo porterà a imbarcarsi per il Sudamerica alla ricerca di una città perduta, in compagnia di una avvenente emula di Lara Croft, finalmente impegnato in un’avventura propriamente detta, fra mummie, animali feroci, idoli sepolti e compagnia cantando. Impacciato ma coraggioso quanto il suo protagonista, il film del giovane Enrique Gato (che qui fa debuttare nel lungometraggio Taddeo, già protagonista di un paio di corti) dà una spinta alla Spagna sulla via impervia dell’animazione digitale, ma la sua computer graphic è ancora poco fluida. Se il ritmo non manca e le gag dei comprimari bestiali (un cagnolino e un pappagallo muto che comunica tramite cartelli) faranno la felicità dei più piccoli, il film è fagocitato da citazioni fin troppo letterali: dalla micidiale pietra rotolante del Tempio maledetto fino alla guida peruviana un po’ ladro di I predatori dell’arca perduta (che di Alfred Molina ha perfino le sembianze). Con una spruzzata di Up e qualche licenza incongruamente sci-fi: nello score si sente un brano di Star Wars e un personaggio saluta con «hasta la vista, baby»!
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