Regia di Marcus Nispel vedi scheda film
Ancora Jason Blum e la sua casa di produzione Blumhouse per un horror che si inserisce nel mediocre filone dei manicomi abbandonati. E infestati. Dirige l'esperto di videoclip musicali Marcus Nispel: il risultato è un inguardabile accozzaglia di luoghi comuni, vivacizzati da un po' di splatter.
Exeter, Devon (Inghilterra), 1916. La città ospita una nuova struttura per il ricovero di bambini affetti da disturbi mentali. In realtà il luogo diventa famoso per il triste trattamento riservato ai piccoli degenti. Nel 1970, a seguito di un misterioso incendio, l'edificio viene abbandonato. Oggi, diventato di proprietà della curia, è in fase di ristrutturazione per essere convertito in un centro ricreativo. Il giovane Patrick (Kelly Blatz) si occupa del restauro, quando viene coinvolto da alcuni amici per fissare un party all'interno della enorme struttura. In piena notte, oltre a Patrick rimangono sei ragazzi che non trovano nulla di meglio da fare se non effettuare una sorta di evocazione spiritica. Rory, il più piccolo del gruppo, viene posseduto (sembrerebbe) da Devon, uno degli sventurati degenti ricoverato, in passato, ad Exeter.
Dopo un debutto cinematografico di qualità (il remake di Non aprite quella porta, 2003), Marcus Nispel -regista (di Francoforte ma naturalizzato americano) di cortometraggi e videoclip musicali- si ritrova tra le mani un paio di remake: il televisivo Frankenstein (2004) e Venerdì 13 (2009). Due lavori modesti che non si avvicinano lontanamente all'esito dell'esordio. Dopo il fantasy Conan the barbarian (2011), gli ricapita di girare (e scrivere) un horror. Sceglie questo Exeter, film con una ambientazione scontata e con una sceneggiatura infelice. I protagonisti fanno tutto quello che non dovrebbero e -cosa che indispone durante la visione- non lesinano battute in un contesto decisamente inadatto. Non è, quella dell'ironia (molta è però involontaria, tipo la scena dell'esorcismo fai da te con istruzioni scaricate dal web), il principale difetto di Exeter quanto uno sviluppo banale, penalizzato da uno storia -già in partenza- perdente. Si ricordano solo alcuni effettacci splatter, molto ben fatti, che non riescono però a risollevare l'interesse verso un prodotto davvero brutto. Confusionario, rumoroso e pieno di inutili grida. Sui titoli di coda un indizio importante: Jason Blum figura come produttore. E se prima dei credits di apertura il solito mini video di presentazione della "casa" non compare, sta solo a confermare che qualcuno della Blumhouse è forse consapevole che il nome è ormai diventato sinonimo di scarsa qualità/originalità.
Horror madness... in the asylum
Film horror ambientati in un istituto di "cura" per igiene mentale (ex manicomo): un filone sempre più nutrito ma che, a dispetto del numero, qualitativamente lascia molto a desiderare. Boo - Morire di paura (2005), diretto da Anthony C. Ferrante è girato in un ospedale abbandonato di Louisville: il Waverly Hills Sanatorium - Kentucky, USA. Guarda caso in questo stesso locale Adrian Booth (regista dell'analogo Death tunnel) nel 2006 girerà un altra pellicola, inedita in Italia, dal titolo emblematico: Spooked: the ghosts of Waverly Hills Sanatorium. Death tunnel, Boo!, Spooked: the ghosts of Waverly Hills Sanatorium sono tre titoli complementari (per soggetto, location, sceneggiatura e regia) ma il filone prosegue. In anni più recenti -e raggiungendo un peggior risultato per quanto possibile- abbiamo avuto cose al limite del guardabile tipo Ravenswood, Curse of the witch's doll, The atticus institute, Eloise e il più recente Malevolent.
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