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Charlie Countryman deve morire

Regia di Fredrik Bond vedi scheda film

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La recensione su Charlie Countryman deve morire

di leporello
8 stelle

Slalomeggiando tra la morte che sembra averlo preso di mira con decisione, Charlie Countryman (Shia LaBeouf), dopo aver salutato per l’ultima volta sua madre (eutanasizzata in quel di Chicago), si ritrova nell’ombrosa e severa Bucarest a vivere un’avventura degna de “I Tre Giorni del Condor” (per dirla come i suoi amici compagni di stanza) inseguendo un amore impossibile sbocciato alla prima occhiata per Gabriela (Evan Rachel Wood), condita di musica, festini a base di ecstasy e alcool, corruzione  e violenta malavita.

In un film dove i punti di forza sono rappresentati anzitutto da una bella sceneggiatura (anche se il taglio vagamente favolistico ne danneggia a tratti la credibilità), da una fotografia eccellente (le scene allucinate delle feste sono piccoli capolavori da incorniciare) e da una briosa ritmicità che il carattere dei personaggi conferiscono apprezzabilmente alla storia, le pecche più evidenti sono sicuramente la pessima scelta dell’attrice protagonista (la bella Wood, se non lo è mai in generale, ancor meno è credibile nei panni della violoncellista presa dall’enfasi drammatica dell’opera che sta eseguendo), alcune scelte piuttosto inspiegabili nel finale (se non nei termini di velleità favolistiche di cui sopra), e soprattutto nel “tradimento” del bel titolo che, insieme all’incipit fragoroso di cascate d’acqua, prometteva molto bene.

Il punto di forza migliore è sicuramente Mads Mikkelsen (che interpreta il mafioso marito di Gabriela), l’attore danese ormai consolidato a livello internazionale anche grazie (ma non certo solo) alla Palma d’Oro vinta a Cannes, se non ricordo male, lo scorso anno, mentre anche il “piccolo” LaBeouf, con il suo sguardo spaesato da “eroe per caso”, se la cava piuttosto bene.

Il regista Fredrik Bond si dimostra molto abile ed esperto: anche se non particolarmente originale, dimostra di sapersi muovere molto bene in tutti i registri che questo film racchiude, dal brillante al sentimentale, al drammatico. Con un finale che avesse voluto strizzare meno l’occhio al quieto vivere delle coscienze e fosse stato più crudemente rigoroso e disincantato, sarebbe stato un ottimo film.  Si ferma, purtroppo, un po’ più in là della sufficienza, ma tanto quanto basta per non disinteressarsene del tutto.

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