Regia di Steven Soderbergh vedi scheda film
Thriller di buona qualità.
Emily Taylor è una giovane donna,esaurita dalla depressione.Dopo che il marito Martin è uscito di prigione,dopo quattro anni di pena per "insider trading", dovrebbe lasciarsi il buio alle spalle,ma invece il suo stato emotivo peggiora ulteriormente.Dopo un maldestro tentativo di suicidio, finisce in cura da uno psichiatra,inizia così il rapporto professionale con il dottor Banks,il quale decide,spinto dall'insistenza della donna, di somministrarle un farmaco antidepressivo di nuova generazione,ancora sperimentale, l'Ablixa che infatti sembra funzionare,le ridà una certa serenità tuttaviaa al contempo, le procura strani e imprevedibili effetti collaterali,ovverossia dei blackout, di cui lei sembra non ricordare niente. Un giorno ,Emily in uno stato di "trance"dovuto presumibilmente all'effetto del farmaco,in una sorta "di sonnambulismo" pugnala a morte il marito.Il suo medico si affannerà,per dimostrare che non c'era intenzione di uccidere e farla scagionare dall'accusa per omicidio volontario,anche per salvaguardare la sua reputazione, messa in discussione da questo "scandalo" ma dopo aver ottenuto l'infermità mentale per la sua cliente,le cose non prenderanno una buona piega,in più la vicenda,s'intreccerà con le vicende personali e professionali,della psichiatra che aveva precedentemente in cura Emily.
Trattandosi di un thriller/giallo, è doveroso non svelare il finale,si può però anticipare che, niente è come sembra e ci saranno dei bei colpi di scena.
Vale invece la pena,sommessamente, di approfondire la questione dei psicofarmaci,la moderna psichiatria non lesina cure farmacologiche,a chi manifesta disturbi mentali, in particolare per quelli condisiderati stati depressivi,che vengono quasi sempre trattati con cure farmacologiche,con i cosiddetti antidepressivi.Ovviamente l'argomento è impegnativo,delicato,non attiene a questo commento, e solo chi ha titoli e conoscenze adeguate può esprimere pareri a riguardo,tuttavia l'impressione,da semplice osservatore, è che aver completamente abbandonato il lettino dello psicanalista,per ricorrere alla facile prescrizione di psicofarmaci,non sempre è una tecnica vincente,forse è una scorciatoia comoda e semplicistica,ma alla lunga poco efficace,per affrontare problemi che evidentemente andrebbero risolti alla radice.Qualche anno fa ad un "talk-show,molto noto, un consumatore "pentito" di un famoso tranquillante,a base di benzodiazepine, ne denunciò i perniciosi effetti collaterali,che non l'avevano certo spinto a commettere un omicidio, ma gli avevano creato vuoti di memoria e uno stato di dipendenza sia fisica che psichica.
La storia è ben girata,costruita e confezionata bene,con un finale a sorpresa.
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