Regia di Steven Soderbergh vedi scheda film
Poco dopo il rilascio del marito Martin (Channing Tatum), in carcere per reati relativi al suo lavoro nel mondo della finanza, la moglie Emily (Rooney Mara), che già durante la detenzione del coniuge aveva dato segni d'instabilità, fa visita ad un terapeuta, il Dr. Banks (Jude Law) che, dopo aver consultato la collega, Dott.ssa Siebert (Catherine Zeta-Jones), dove era in cura la donna in precedenza, decide di trattarla con un farmaco nuovo. Tale medicamento altera però sempre più la personalità di Emily, fino a farle compiere un gesto estremo e tragico...
'Effetti collaterali' di Steven Soderbergh è un film che inganna lo spettatore man mano che procede nel minutaggio, svelando il suo contorto plot, scritto da Scott Z. Burns: parte come analisi dello stato d'animo di un personaggio tormentato, Emily, poi quando sembra virare verso il pamphlet contro la finanza creativa di certe aziende americane - con il personaggio di Martin - subisce un'ulteriore svolta, prendendo la piega di un atto d'accusa contro un certo tipo di Medicina e una categoria, gli psicologi - quindi il dottor Banks e la dottoressa Siebert - non certo visti come il massimo della deontologia professionale ed infine torna ancora al personaggio-cardine, ossia Emily, attorno alla quale ruotano tutti gli altri, rivelando finalmente la natura dell'opera, ovvero un'intrigante thriller noir dal sapore depalmiano (il passato e il legame tra le due donne che viene, a poco a poco, a galla) dove niente è ciò che sembra, che vive appunto sulla dicotomia apparenza/realtà.
'Side Effects', nella copiosa filmografia per il cinema di Steven Soderbergh, non è tra i suoi lavori più conosciuti (confesso candidamente che, prima della visione, nemmeno ricordavo fosse uscito quattro anni fa, nel 2013) ma è un'opera molto valida, che gioca ingannando le attese di chi lo guarda, prendendo a prestito la lezione del sommo Hitchcock da un lato e con una messa in scena che strizza più di una volta l'occhio a tanto cinema di Brian De Palma dall'altro: non tutto va a gonfie vele, dato che c'è più di una libertà (o buco, chiamiamolo come vogliamo...) nell'intricata trama e Channing Tatum è, come spesso gli capita, legnoso, ma il trio Rooney Mara, Jude Law e una quasi irriconoscibile, in prima battuta, Catherine Zeta-Jones funziona a meraviglia e con loro il film, ben curato - come di consueto in Soderbergh - nella fotografia dai toni accesi di Peter Andrews.
Voto: 7,5.
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