Regia di Fisher Stevens vedi scheda film
Val è appena uscito di prigione dopo aver scontato una pena per rapina da 28 anni. Doc è fuori che lo aspetta con un compito ingrato. I due sono complici e amici da tutta una vita ma il perfido boss Claphands ha deciso di punirli in modo esemplare perché è nel loro ultimo colpo che gli è stato ammazzato l’unico figlio maschio. A separarli dalla resa dei conti, un’unica lunga notte nella quale rinvangare e riassaporare le emozioni forti di un tempo. Un plot semplice e lineare che parte quasi come un buddy movie per assumere lentamente connotati decisamente più gangster, man mano che i personaggi prendono coscienza della propria posizione tentando di ribaltarne la sorte. In compagnia di queste splendide cariatidi se ne vedono di ogni: ovvi ma spassosissimi festeggiamenti da bordello, la folle liberazione di un altro sodale chiuso in casa di riposo, inseguimenti a rotta di collo su e giù per la città, ultimi desideri e bizzarre prove vestito (funebre). E ancora furti vari, buone azioni che spaccano il culo, confessioni nostalgiche, lunghe mangiate e balli dolcissimi. La vecchia scuola torna in campo e non ce n’è più per nessuno. Non se ti ritrovi in presenza di autentiche divinità attoriali come Pacino e Walken, Fisher Stevens lo sa bene perché è un attore lui stesso (caratterista di vecchia data) e in quanto tale, lascia briglia sciolta ai due giganti qui impegnati in una vera e propria gara di bravura e compensazione. Impossibile elencarne i pregi o descrivere l’incredibile sintonia tra i due, “Uomini di parola” è un film finalmente e finemente recitato. Non un prodotto indispensabile magari ma un gustosissimo divertissement velato di nostalgia che ripercorre gli antichi fasti di un genere con le giuste dosi di consapevolezza ed autoironia. Un sentito e sincero omaggio a certi personaggi e certi interpreti che rimarranno immortali nel cuore di ogni cinefilo ma anche un esordio registico che riesce intelligentemente a coniugare vecchia scuola e ritmo moderno senza risultare patetico o sconclusionato. Folgorante anche la toccata e fuga di Alan Arkin e perfetta la compagine femminile con le redivive Julianna Margulies e Vanessa Ferlito, in compagnia di una radiosa rivelazione di nome Addison Timlin. Finale a suo modo romanticissimo, fra colpi di pistola e acidissime chitarre rock/blues firmate Gary Clark Jr.
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