Regia di Takeshi Kitano vedi scheda film
Sequel dell'OUTRAGE di due anni prima, che vede ancora Kitano sia alla regia sia nel ruolo dello yakuza Otomo e diversi altri personaggi ripresi dal primo film. Devo dire che ho accolto con molto piacere il ritorno dell'attore/regista a pellicole più ruvide sugli ambienti della malavita che mancavano dal BROTHER del 2000, anche se non riesco proprio a trovare il BLOOD AND BONES del 2004. Ad ogni modo non si può negare che Kitano abbia stile, i livelli poetici mostrati in SONATINE e HANA-BI saranno sempre irragiungibili, ma l'eleganza del suo stile resta sempre riconoscibile e ben più apprezzabile della rozzezza di certa robaccia vedi Takashi Miike. Il film parte da dove terminava il precedente, con l'ex yakuza Otomo che è sopravvissuto all'attentato e conduce la sua vita da galeotto. La politica della delinquenza organizzata resta tuttavia assai complessa, col clan dei Sanno che pare assumere una netto dominio rispetto alle altre famiglie. Il poliziotto corrotto Kataboka, cerca di sfruttare la rivalità tra le varie fazioni a suo vantaggio tentando di persuadere Otomo a dichiarare guerra ai Sanno. Otomo è però assai riluttante all'idea di tornare alla sua vita precedente, ma viene convito da Kimura. Costui era colui che aveva tentato di ucciderlo, ma ora tra i due è tornato un profondo rispetto. Da qui ricomincia così una guerra senza esclusione di colpi tra clan, che riporterà alla luce tutti i complotti irrisolti del primo episodio. La storia è abbastanza complessa e intrigata, e necesseita assolutamente della visione del film precedente per risultare comprensibile. Malgrado il passare degli anni Kitano riesce sempre a bucare lo schermo, il suo personaggio predomina infatti su tutti gli altri pur non avendo spazi maggiori. Come detto quello che apprezzo maggiormente di Kitano è il suo stile inconfondibile, infatti pur essendo violentissimo il film conserva sempre un'eleganza e una linearità nello sviluppo degli avvenimenti che si confermano ogni volta uniche. Una violenza poetica quindi, che ben si distingue appunto da film come DEAD OR ALIVE che non mi hanno mai appasisonato più di tanto. Indovinata anche la durezza del linguaggio, mantenuto ridotto al minimo per rendere le vicissitudini comprensibili anche se non avvicinandosi ai limiti del cinema muto come in HANA-BI. Ottime inoltre le scenografie tetre, che esaltano la durezza delle sequenze mostrate fino al ben pensato finale che probabilmente darà spazio ad un ulteriore sequel. Mi è mancata un po' la presenza di un personaggio femminile, qui del tutto assente, che avrebbe potuto offrire qualche risvolto in più. Non all'altezza del titoli fuori da ogni schema del regista degli anni '90, ma di certo uno dei migliori yakuza movie di questi anni.
Ottima
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