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Redemption - Identità nascoste

Regia di Steven Knight vedi scheda film

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La recensione su Redemption - Identità nascoste

di supadany
7 stelle

Pensato per chiudere un’ipotetica trilogia su una Londra lontana dalla cartolina turistica assieme a “Piccoli affari sporchi” (2002) e “La promessa dell’assassino” (2007), “Redemption” è l’esordio alla regia per lo sceneggiatore Steven Knight che quei due film li aveva “solamente” scritti.

E non ci vuole molto per notare come l’autore provenga dalla carta.

Di ritorno dalla guerra in Afghanistan, dopo aver vissuto per le strade come un reietto, Joey (Jason Statham) casualmente ritrova l’occasione per ripartire durante una fuga.

Entra in un giro losco gestito dai cinesi come autista valido all’occorrenza anche come picchiatore, mentre non si scorda di suor Cristina (Agata Buzek) che lo aveva aiutato e di quella che era la sua famiglia.

E tanto meno potrebbe scordarsi di chi nella difficile vita da strada lo aveva aiutato a sopravvivere, soprattutto quando scopre che è stata uccisa.

Trovare ed eliminare il suo assassino è una missione che si aggiunge alle altre che Joey sta portando avanti più o meno nell’ombra.

 

Jason Statham, Agata Buzek

Redemption - Identità nascoste (2013): Jason Statham, Agata Buzek

 

Quando vedi la morte in faccia, la vita irrimediabilmente cambia per sempre, delle strade diventano obbligate, praticamente inevitabili, ma si può comunque ottenere la redenzione, spirituale o terrena che sia.

Ciò vale sia per Joey che per Cristina, con il primo a tessere la traccia principale e la seconda ad entrare quasi in punta di piedi per poi condividere la scena quasi al 50% con passati da svelare passo per passo (cosa è successo a Joey in Afghanistan? Cosa ha spinto Cristina a farsi suora?) ed un presente nel quale il tempo stringe, con tanto di scadenza imposta per entrambi.

C’è tanta materia nell’opera prima di Steven Knight, a partire dalle tante diramazioni che prendono vita lungo la strada di vita di Joey, arrivando ad una Londra sconosciuta, attraversando un percorso di fede particolarmente audace (Cristina rimane una suora combattuta, fedele e buona d’animo, ma ricca di tumulti e stimoli).

Probabilmente c’è troppo per poter gestire il tutto risultando sempre attinente e preciso, a partire dal nucleo dell’appartamento “bene” trovato casualmente ed usato fino alla fine come “base”, anche la traccia “revenge” in fondo è roba arcinota, però a vantaggio c’è un ritmo sostenuto, ma non ipercinetico, due personaggi ben descritti ed una manciata di scene d’impatto.

E trattasi di redenzione non solo per Joey, ma anche per Jason Statham, alle prese con un ruolo dalle diverse implicazioni (dolore, violenza, amore, protezione, vendetta); chiaro che un attore più espressivo avrebbe giovato di fronte alle reazioni emotive del personaggio, ma sono comunque richieste una fisicità ed una durezza che a Statham si addicono.

Ed è una vera rivelazione, almeno per chi scrive, Agata Buzek, con un ruolo complicato, difficile pensare ad un nome importante per interpretare una suora giovane e così combattuta, che riesce a far trasparire turbamenti, ma anche quel desiderio di vita e scoperta che anima ogni essere umano.

In sintesi, Steven Knight non si è accontentato di un esordio banale, ha cercato e creato un ampio spettro partendo da identità sotto utilizzate (ex soldati finiti ai margini dopo il servizio e suore al di fuori dei canoni) e dai bassifondi (sociali ed umani che siano) assumendosi il rischio implicito che ne deriva (gestione più complessa e quindi più aspetti che possono essere poco graditi o contestabili).

Molte luci e qualche ombra.

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