Regia di Steven Knight vedi scheda film
Steven Knight già affermato sceneggiatore (La promessa dell’assassino; Piccoli affari sporchi) può essere considerato il vincitore morale della 70° Mostra Internazionale del Cinema di Venezia. Il suo Locke proposta solo nella sezione Orizzonti, è stata unanimamente considerata il miglior film dell’intera selezione.
Questo suo contemporaneo film ( è prodotto nello stesso anno di Locke) Hummingbird, rititolato in Italia come Redemption – Identità nascoste è anch’esso una sorpresa. Hummingbird sono i colibrì oggetto delle allucinazioni del protagonista, traumatizzato dalla guerra in Afghanistan ma è anche il nome dell’elicottero usato in azione. In italiano forse un po’ troppo criptico.
L’ex militare Joey ricercato dalla corte marziale, interpretato da Jason Statham, è diventato un barbone. Il percorso di redenzione gli viene offerto da un casuale impossessarsi di un’identità altrui con la quale presta la sua opera di esattore/gorilla per la locale mafia cinese. La conoscenza di una suora, Cristina (Agata Buzek), impegnata nella mensa dei senzatetto, gli stravolgerà la vita.
Noir notturno in una Londra immersa nella pece della notte, ritratta solo dall’ottica poco privilegiata dei vicoli sudici, e dei sobborghi gravidi di umanità allo sbando, Redemption inizia con una caccia all’uomo, visibile dal mirino di un elicottero da combattimento e finisce allo stesso modo, nella guerra urbana del buon viver civile della tentacolare città inglese. In mezzo una storia sempre in bilico sulla soglia dell’inverosimiglianza ma trattenuta al punto giusto dalla precisa regia di Knight. Azione e introspezione, il percorso di redenzione del protagonista passa attraverso il dolore e alla consapevolezza che il passato non si può modificare.
Il ruolo di suora che Cristina si è imposta è stato determinato da eventi traumatici del passato ma la lacerazione interiore che sconvolge la giovane ragazza, scopre lampi di sensibilità e necessità vitale totalmente aliena alla dura , intransigente vita monastica. Anche l’ex militare è schiavo di errori commessi in un tempo trascorso ma mentre il suo liberarsi della divisa militare ha una funzione di autoconservazione e sopravvivenza, quello della suora, tentata dal risvegliare sensi sopiti è più una necessità di affermazione della propria vera natura.
Vite non riuscite completamente, affondate nelle ombre della città, coagulatasi intorno ad una massa metastatica di criminalità, bassa umanità e disperazione. Reticolata in viadotti e vicoli capillari, la città è espressione psichica della deriva del protagonista lacerato dal rimorso, disperso nelle proprie paure, violento come la città richiede ai suoi angeli/demoni urbani. A momenti di violenza efferata si alternano aperture di grande dolcezza. Tentativi di melò, anch’essi trattenuti, slanci emotivi smozzicati da un’ impossibilità conclamata del prendere in mano l’esistenza. Strappi, emozioni e poca retorica. Un finale non conciliatorio per un film che di conciliatorio non ha nulla. Redemption è un noir fatto di opposti, luce e ombra, male e bene, fede e cinismo. Tutto stemperato nello stesso magma, fare il bene perpetrando il male, necessario per risalire dalla melma. Temi che scivolano nei tombini, bagnano il selciato, impregnano l’aria del loro umore. E’ un noir con l’antieroe e un’anti femme fatale, reietti a loro modo nel mondo che si sono scelti. E’ una storia d’amore e violenza, ironia e stile. Qualcosa che ha la forza del film di genere ma ambisce a qualcosa di più.
Un qualcosa in più forse negato da una certa meccanicità di eventi come detto al limite dell’inverosimiglianza e da un protagonista, eroe dei film d’azione , forse un po’ troppo monoespressivo e un tantino legnoso. Benché il fisico lo aiuti Jason Statham è forse la scelta meno azzeccata di un film interessante per ogni sua componente tecnica ed espressiva.
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