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Redemption - Identità nascoste

Regia di Steven Knight vedi scheda film

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La recensione su Redemption - Identità nascoste

di mc 5
8 stelle

Succede di rado, ma può accadere, che uno (io) parte per vedere un action col granitico Jason Statham e finisce per trovarsi di fronte ad un drammone di sentimenti che ti fa quasi commuovere. Gran bel film, che rischia di passare inosservato, sia per la scarsissima promozione sia perchè schiacciato tra uscite molto più mediaticamente annunciate, da "Gravity" a "Rush" passando per "Bling Ring". La vicenda è molto bella, quasi una specie di favola triste, un romanzo struggente e malinconico il cui progonista ci viene proposto come un perfetto "loser" in cerca di un proprio riscatto. Lo troverà ma ad un carissimo prezzo. Un film da amare a patto di accettarlo in blocco, soprassedendo su alcuni momenti di sceneggiatura un po' forzati (primo su tutti quello di occupare così facilmente l'appartamentio di una persona benestante in sua assenza ed utilizzarne agevolmente le carte di credito) ma per lo meno a questo giro ci è stata risparmiata l'ormai insopportabile formuletta del "tratto da una storia vera". E qui bisogna subito chiarire un equivoco. Leggo su Repubblica del 28/9 che Roberto Nepoti titola "Jason Statham un giustiziere alla Charles Bronson". Ora, ammesso e non concesso che questo film possa essere inserito nel filone cosiddetto "revenge movies", in ogni caso non c'entra assolutamente niente col genere "giustizieri della notte". E collocarlo in quel settore mi pare una forzatura intollerabile. A questo aggiungiamo che la pellicola possiede, per quanto non espressa al meglio, una sua poetica dei sentimenti e poi diciamo che il travaglio interiore del protagonista, i suoi tormenti e la sua dolente deriva malinconica, risultano tutto sommato credibili e convincenti, grazie ad uno Statham che mi ha colto di sorpresa per l'impegno profuso in questa riuscita interpretazione. Nulla per cui gridare al miracolo, intendiamoci, lui è sempre quel mascellone che conosciamo e temo che questa sia solo una parentesi nella sua carriera e che ben presto tornerà ai consueti ruoli da poliziotto cui hanno sterminato la famiglia dopodichè lui diventa una furia. Eppure non posso non apprezzare il suo sforzo per espandere le proprie capacità professionali. Sì perchè è evidente che qui ha studiato bene la parte e si è applicato con inattesa professionalità nel cimentarsi in una prova per lui inconsueta. E lo si può constatare in una sequenza in cui Statham si commuove e piange; mai e poi mai avrei immaginato di vedere quel pezzo di marcantonio in lacrime. C'è poi un dettaglio curioso che mi piace rimarcare. Io ho visto il film nel pomeriggio del primo di ottobre. Ebbene, chi ne affronterà la visione capirà che "il primo d'ottobre" in ambito narrativo è una data importante, il giorno in cui si decide tutto, quello in cui vengono fatti coincidere tutti gli eventi della storia, in un finale emozionante e suggestivo. E mi ha fatto sorridere pensare a questa singolare coincidenza che mi ha visto spettatore proprio nella stessa data che viene continuamente evocata nel corso del film. Mi preme poi sottolineare il contributo all'esito positivo del film da parte del regista Steven Kinight. Costui fu già sceneggiatore dell'ottimo "La promessa dell'assassino" per poi debuttare nella regìa con quel "Locke" che fu applauditissimo al festival di Venezia ma credo mai uscito nelle nostre sale. Knight (per inciso anche autore della sceneggiatura) qui lavora di fino, trasformando un'ordinaria storia di caduta e riscatto in qualcosa di più intenso e importante, addirittura ospitando un confronto appassionato, ancorchè adattato agli obblighi di una fiction, tra Ragione e Fede, vissuto dal protagonista attraverso la mediazione di una suora che riesce a migliorare Statham e a renderlo consapevole proprio nel momento in cui la fede in Dio della donna vacilla pericolosamente. Una buona sceneggiatura induce i due persnaggi ad aprirsi progressivamente uno all'altro, a sacrificare ognuno una parte di sè a fronte di una reciproca mutazione interiore che farà bene ad entrambi. Senza per questo utilizzare espedienti buonisti (tant'è vero che un lieto fine vero e proprio non c'è). E poi non si può certo ignorare il contributo fondamentale di Chris Menges, ottimo operatore della fotografia che ci regala immagini fantastiche di una Londra notturna piena di cupe suggestioni, popolata di homeless allo sbando, di spietati malavitosi e violenti taglieggiatori, per passare poi ad inquadrature dall'alto di gomitoli di raccordi autostradali. E a proposito di immagini ce ne sono almeno un paio di visionarie indimenticabili, tipo una selva di braccia che si protendono da degli scatoloni, oppure l'illusione ricorrente di uno stormo di colibrì (scene ovviamente comprensibili solo a chi ha visto il film). Joey Jones è un reduce dal fronte dell' Afghanistan, seriamente traumatizzato da un drammatico episodio di guerra. Smarrita ogni fiducia nel genere umano, vive da sbandato dormendo negli scatoloni, ospite derelitto di una Londra che pare respingerlo ai margini. Finchè una notte, al termine dell'ennesimo episodio disperato, il destino gli riserva una sorpresa che lo farà "svoltare". Ma questo è solo l'inizio di una lunga storia che lo porterà alla corte di una gang di cinesi mafiosi, ma che soprattutto incrocierà il suo percorso con quello di una suora polacca la cui vocazione è in crisi, personaggio quest'ultimo scritto con grande attenzione, ricco di sfumature ed interpretato con grande adesione. La cosa più bella del film è proprio questo registrare anche le minime progressive modfiche dell'interazione umana/sentimentale tra i due protagonisti. Quanto al cast, detto di un inedito Jason Statham che ci auguriamo non trascuri questa sua nuova vena drammatica/romantica, va senz'altro segnalata la bravissima Agata Buzek, che dà vita ad una suora che vive nel dubbio, attraverso una recitazione trattenuta e volutamente impacciata che strappa l'applauso. Nel manifesto campeggia il mascellone prominente di Jason Statham. Eppure io credo che questa sua scelta di migliorarsi meriti un riconoscimento del pubblico. Non puoi fare l'energumeno tutta la vita. Capito, Vin Diesel?


Voto: 8

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