Regia di William Wyler vedi scheda film
Sembra un giorno normale all'interno di uno dei tanti distretti di polizia di New York. Il regista ci introduce subito in medias res, con gli arresti di qualche delinquente abituale e di qualche sprovveduto, come una giovane cleptomane. I poliziotti sono tutti ligi al proprio dovere e nello stanzone del distretto svolgono le loro operazioni burocratiche, verbalizzando le dichiarazioni dei testimoni e degli arrestati e formalizzando denunce e capi d'accusa.
Tra i poliziotti emerge la figura dell'ispettore MacLeod (Kirk Douglas, ottimo), un funzionario intransigente, che riesce a mettere le mani su un medico di origine tedesca che pratica aborti clandestini, con grave pericolo per le gestanti, oltre che, com'è ovvio, sopprimendo i feti.
L'astuto avvocato difensore di quest'ultimo riesce a mettere la pulce nell'orecchio del capo del distretto, tanto da indurlo ad indagare su quali siano le ragioni dell'astio dell'ispettore MacLeod con il dottor Schneider.
Costretto a fare i conti con la propria vita privata, Mac Leod si dimostra un poliziotto capace, sì, ma rigido e privo di umanità, tanto da non riuscire neppure a perdonare, per un fatto accaduto anni prima di conoscerla, la propria moglie, costringendola a fare le valigie e ad andarsene di casa.
Ancora lontano dalle magniloquenze di Ben-Hur, Wyler mette in scena una vicenda, quasi entro i canoni aristotelici dell'unità d'azione e di tempo, cui può legittimamente essere data una lettura "cristiana", nel senso della necessità di perdonare le colpe del prossimo. L'essenzialità dell'impianto giova alla comprensione di un film asciutto, efficace, ben recitato e meglio ancora raccontato dal regista.
L'ispettore Mac Leod, invece, imparerà la lezione troppo tardi e la sua sola possibilità di riscatto potrà essere quella di sacrificare la propria vita per salvare i colleghi, dopo avere finalmente dimostrato un gesto di umanità verso un giovane incensurato, reo confesso di un piccolo ammanco nella ditta per cui lavora.
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