Regia di Sandro Metz vedi scheda film
Primo Pierino apocrifo, diretto e scritto in fretta e furia dopo l'incredibile successo ottenuto da Pierino Contro Tutti (1981). Il debuttante alla regia Alessandro Metz (reduce da una ventennale carriera da aiuto regista soprattutto di Marino Laurenti, Gianni Grimaldi e Castellano e Pipolo) e lo scenaggiatore Dardano Sacchetti (che poi prenderà le distanze dal copione, sostenendo di aver venduto la sua firma ma di non avervi messo penna) sono i primi a comprendere il vantaggio di un'operazione del genere. In appena un anno usciranno, non a caso, un sequel ufficiale e sei pierini apocrifi. Film costruiti sul niente, caratterizzati da un collage di barzellette, non sempre felici, e su trovate volgari (si veda il finale di Pierino il Fichissimo) che raggiungono l'obiettivo perseguito prendendo la via più breve. Alla fine si ride, certo... ma nella modalità più sbracata.
Budget irrisorio, attori comprimari, con Maurizio Esposito a incarnare il Pierino più debole dell'intero ciclo e tutta una serie di volti noti del cinema trash nostrano (Andronico, Nino Terzo, Borgese, Sandro Ghiani e via dicendo). La sceneggiatura non esiste, così come le scenogafie sono minimaliste. La regia è impersonale. Metz non si impegna più del minimo sindacale, dirigerà solo un altro film, bombarda con battute, equivoci da manicomio senza costruire niente. Il film ben potrebbe essere rappresentato su un palco teatrale data la sua scarsa dinamicità. Simpatica boiata.
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