Regia di Ernst Lubitsch vedi scheda film
Alpi svizzere, 1906. L’amore fra Marcus e Ciglia è contrastato: la spregiudicata Pia costringe lui al matrimonio, mentre lei si deve arrendere alle avances di Lorenz. Ma il sentimento fra i due non muore, tanto che, quando Lorenz viene ferito da un accidentale colpo di fucile da Marcus, tutto il paesino si schiera subito contro Marcus. E lui fugge, insieme a Ciglia, verso un tragico finale romantico.
Tratto da un romanzo di Jakob Christoph Heer con una sceneggiatura di Hanns Kraly, storico collaboratore del regista, e titoli di Katherine Hilliker e H. H. Caldwell, La valanga – decisamente meglio il titolo originale: Eternal love, che almeno nella sua generica banalità non rovina il finale allo spettatore – è l’ultima pellicola muta diretta da Ernst Lubitsch. Nulla di trascendentale, ma in ogni caso un lavoro ben rifinito, impostato su tematiche classiche per il regista di origine tedesca e allo stesso tempo ben digeribili per il grande pubblico contemporaneo: una storia d’amore contrastata, sentimenti forti in campo, un finale a suo modo romantico. A suo modo, già, perché a guardare bene l’unica nota da sottolineare del film risiede in quella conclusione sì pacificatoria, ma nell’accezione peggiore del termine, in quanto apertamente tragica. Per una volta John Barrymore non sembra del tutto a suo agio nel ruolo del protagonista (positivo), meglio il suo rivale in scena Victor Varconi; i due personaggi femminili centrali sono appannaggio di Camilla Horn e Mona Rico, giustamente separate sul piano estetico dal colore dei capelli (bionda la prima, mora la seconda). Presumibilmente un lavoro ‘a cottimo’ per Lubitsch, comunque non disprezzabile. 4,5/10.
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