Regia di Robert Stromberg vedi scheda film
Universo: Disney. Missione: salviamo i cattivi.
Maleficent è un atto di sfruttamento delle ricche teche disneyane - possibile e sterminato spunto per vagonate di film milionari (come, nel frattempo, sta accadendo) - con un alto potenziale, soprattutto romantico e drammatico, ma inevitabilmente mitigato dalla sua natura.
Troppi paletti (commerciali) non possono che nuocere, per quanto l’anima sia esposta a un passo dallo spettatore, si tratta solo di riuscire ad afferrarla, azione comunque tutt’altro che scontata.
Malefica (Angelina Jolie) cresce felicemente nella brughiera, fino a quando gli umani minacciano il regno fatato. Con fierezza protegge quest’armonia, ma un feroce tradimento la conduce a mutare il suo cuore verso il lato oscuro.
Spinta da una forsennata sete di vendetta, sfida Re Stefano (Sharlto Copley) e maledice la sua piccola discendente, Aurora (Elle Fanning). Seguendone la crescita, vorrà cambiare le cose, ma per attuare i suoi propositi dovrà affrontare sfide difficili.
Nessuno nasce malvagio, ma diventarlo non è complicato quando si subiscono delusioni e tradimenti, soprattutto se il responsabile è chi amiamo.
L’idea alla base del progetto ha tante frecce al suo arco, ma la capacità di reinventarsi il mito - tra l’altro all’interno di quelle mura (Disney) dove era stato ideato - non riesce ad andare molto oltre a semplici operazioni di rito.
Nel dettaglio, Maleficent ha due forze che spingono in direzioni diametralmente opposte.
Da un lato, il mito del cattivo è messo a dura prova, quando i villain incutono reale timore, è l’occasione per fare dei buoni degli eroi di cui ricordarsi, per sempre.
Dall’altro, se di primo acchito potrebbe apparire tutto molto semplice, in realtà la figura di Malefica si avvale di una costruzione che punta ad arrivare diritta al cuore, una figura maltrattata che invece avrebbe avuto solo bisogno di ricevere quel vero amore che tutti agognano.
Difficile gestire queste due direttrici, mentre la tipica avidità umana è resa senza troppi giri di parole e la presenza del digitale, utilizzato per ovviare a ogni problematica tecnica, è fin troppo invadente.
Al centro rimane comunque l’ondivaga figura di Malefica, più dispettosa che cattiva, intorno alla quale ruotano le sbadate fatine e il corvo/umano (Sam Riley), vittime costanti dei suoi strali. Angelina Jolie forma con lei un perfetto tutt’uno (una delle migliori scelte di casting degli ultimi anni), mentre è un peccato non siano state offerte particolari opportunità di movimento a Elle Fanning, che finisce con l’essere poco di più di uno strumento narrativo.
Nel bene e nel male, tutto è comunque direttamente riconducibile a un sistema prettamente commerciale che preferisce la cautela per dribblare l’innata paura di urtare una parte del pubblico. Il risultato commerciale ha premiato la produzione, con tanto di sequel destinato a vedere la luce, ma, sul versante artistico, tanti elementi spingono senza soluzione di continuità a formulare riflessioni che spaziano dalla delusione all’entusiasmo invece di collimare tra loro.
Un mare magnum in subbuglio che porta in territori fin troppo neutrali.
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