Regia di Mauro Borrelli vedi scheda film
Va dritto al punto, il film scritto e diretto dall’illustratore Borrelli, italiano per nascita e cromosomi di genere, americano per adozione e crescita tecnica. In venti minuti presenta i tre protagonisti - i giovani Kyle, Julie e Sutton - e risolve il mistero legato al ritrovamento di una misteriosa bara che, tramite melodia satanica, permette viaggi di andata e ritorno in una fantasmatica dimensione incorporea. La produzione è a microbudget, come si faceva una volta, con la bara ricavata da una porta e gli ingranaggi musicali estratti dal ventre di un cane giocattolo. L’armamentario steampunk e gli effetti visivi vintage, unitamente ai riferimenti ai famosi toni a 7 hertz - che secondo Benedetto Conte aprirebbero a chi li ascolta un filo diretto con il maligno e provocherebbero un’alterazione delle funzioni cerebrali - avvicinano The Ghostmaker tanto al modello dichiarato (Linea mortale, al quale l’intreccio si ispira smaccatamente) quanto a certo cinema bis italico e statunitense, dal gotico scientifico e demoniaco di Freda e Bava alla fantascienza in stile L’esperimento del Dr. K. Certo, dopo il folgorante prologo le cadute non mancano, sia nelle diramazioni narrative secondarie (le morbosette derive sentimentali del triangolo amoroso, i superflui intrecci criminosi di Kyle) sia sul versante linguistico, tra la sovrabbondanza di suggestioni sonore spesso fuorvianti e l’abusato quanto inutile espediente del documentario nel film. Ma sono smagliature fisiologiche e quasi necessarie, in un prodotto che ha nell’entusiasmo e nell’ingenuità la propria unica ragion d’essere.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta