Regia di Sandro Dionisio vedi scheda film
Inizia e finisce con un fuori fuoco, il secondo lavoro di Sandro Dionisio, perché c’è qualcosa che sfugge alla semplice macchina da presa nella comprensione dell’oggetto narrato. Sfuggono le identità, sfugge il senso delle cose nel ritrovamento di corpi senza vita su una spiaggia, relitti di vite spezzate prima ancora di toccare terra. Se il cinema non basta, è necessario cercare risposte altrove. Nel teatro, per esempio, convocato dal regista in forma di monologo affidato al bravo Marchioni, che interpreta il trovacadaveri nato nella pièce di Davide Morganti. A sua volta reietto, a sua volta incapace di comprendere, il protagonista si affanna nel dare sepoltura ai morti interrogandosi sul perché della sua missione. Ma le certezze, anche in questo caso, non abitano qui, e Caronte si limita a traghettare corpi (e anime?) in un circolare ritorno a se stesso. Allora Dionisio si affida al documentario, avvalendosi di contributi frontali nei quali immigrati raccontano storie di difficoltà e soprusi, ma anche e soprattutto di vita e speranza. Non c’è commiserazione ipocrita, nella sua opera, e nemmeno il facile e abusato attacco al paese (di origine, di arrivo) perché ciò che conta è il mare, quel territorio di viaggio nel quale si decidono i destini dei migranti, umiliati a casa loro e desiderosi di poter vivere, finalmente. La reale empatia con cui il regista affronta la questione umana dell’immigrazione va oltre la bieca politica, sfiorando il populismo per poi evitarlo con uno scarto in profondità.
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