Regia di Safy Nebbou vedi scheda film
Quando il cinema attinge dalla letteratura moderna che attinge dalla cronaca nera....
Due amici di scuola, Louis e Greg. Il primo e' il figlio del preside della scuola che frequentano, il secondo figlio di un meccanico: quest'ultimo va male a scuola e propone all'amico di mettere un po' di paura alla giovane professoressa di inglese che sta per espellerlo a causa del suo scarso rendimento. La rapiscono e la conducono in una zona paludosa dove la famiglia di Louis possiede una vecchia baracca nei pressi di un fiume. Bendati per non farsi riconoscere, i due spaventano a morte la giovane docente e la lasciano una notte rinchiusa nel fabbricato fatiscente. La mattina Louis si reca nel luogo concordato dell'appuntamento con Greg ma non lo trova. Prosegue da solo e giunto quasi a destinazione scopre che una terribile disgrazia, molto simile a quella che visse di persona (e di cui conserva le cicatrici sul corpo) e causo' la morte della madre; un elemento inaspettato che il destino intromette nel loro diabolico e scellerato piano: un fatto che catapultera' sul giovane tutta la responsabilita' di quella che nacque come una bravata, ma che si tramuta inesorabilmente in una tragedia senza scampo.
Safi Nebbou alla sua opera seconda dirige un thriller che forse gioca un po' troppo sulle conseguenze piuttosto che sull'azione. Tuttavia la presenza di due interpreti che mai come in questo caso riescono a rendere "naturalmente"
credibili i rispettivi ruoli di padre e figlio (lo sono pure nella vita reale) eleva il film ad un rango superiore rispetto ad un normale prodotto da prima serata.
Del padre, Charles Berling, ottimo attore in mille occasioni d'autore, sappiamo parecchio, ma il giovane Emile Berling in particolare e' una gradevole sorpresa, e riesce a manifestare col suo bel viso delicato ed aggraziato l'innocenza ed insieme la risolutezza e la malvagita' che si nasconde nelle proprie azioni, riuscendo a portare il film sui binari di una tensione emotiva che riesce a coinvolgere.
Bravissima inoltre Sarah Stern nel rendere il terrore e la paura che attanagliano la giovane professoressa presa in ostaggio. Il suo volto delicato pur se non bello riesce a comunicare come poche altre volte un senso di disperazione ed angoscia che si fa palpabile e mette a disagio quasi quanto l'espressione devastata del celebre dipinto di Edward Munch, "L'urlo".
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta