L’elemento di rottura nel film che ha reso celebre P.Weir è il turbamento. Un senso di sospensione del tempo e di smarrimento che sembra prendere le distanze dall’epoca in cui è stato realizzato, tempi irrequieti con un cinema legato alla realtà che si confronta con la crisi dell’individuo e con una prospettiva di mondo proiettata in avanti. La messinscena di Picnic a Hanging Rock è delle più classicamente retrò per gli anni settanta, ambientato intorno ad un collegio vittoriano nel 1900 fra tonalità flou e sognanti romantiche note di flauto. Durante una gita ai piedi dello sperone roccioso dell’Hanging Rock, tre ragazze si allontanano dal gruppo delle compagne, a loro si unirà un’insegnante, nulla si saprà della loro sorte tranne che per una delle giovani che verrà ritrovata. Mescolando melodramma e thriller senza mai esasperarne il confronto, il film suscita una forte valenza evocativa che se da una parte accoglie le istanze di cambiamento e di crescita percepite da nuovi slanci sociali, imprime anche una direzione verso la consapevolezza dello stato dell’essere umano alle prese da sempre con un ambiente naturale che se da una parte ne attrae indefinibilmente la spontanea fisicità anche spirituale verso la fusione idilliaca, dall’altra ne offre una visione più oscura che libera dalla costrizione per approdare verso una condizione dai contorni del tutto ignoti. La bellezza della costruzione di Weir è divisa fra una rappresentazione relativamente semplice, il mondo esterno che cerca le scomparse, e un vero e proprio reticolato umano diviso in categorie distinte per ruolo che ruotano intorno ad un nucleo centrale cioè la natura misteriosa. La coesione intima dell’uomo verso lo scenario ambientale risulta manifestarsi come un’attrazione ineludibile per ogni gruppo- insieme- singolo essere vivente. Dalla spietata e cinica direttrice del collegio, affiancata da collaboratrici altrettanto insensibili, agli uomini impegnati nelle ricerche che si addentrano nella natura più col timore di ritrovare le ragazze che per darsi spiegazioni sulla sparizione, dal gruppo delle compagne irrigidite dagli schemi educativi, ai due giovani attratti dalla fugace apparizione delle fanciulle prima di sparire nel nulla. Il corpo insegnante esprimerà una sua variabile più umana e sensibile attraverso la figura dell’accompagnatrice, mentre una ragazza, Sara, chiusa nel collegio e di condizione sociale inferiore alle altre è destinata all’emarginazione e a vivere sentimenti intensi. Una delle caratteristiche narrative del film che emerge in maniera meno evidente ma assai significativa è la mancanza d'interazione di un gruppo con l’altro come se ognuno costituisse un mondo a sé all’interno di regole precostituite. L’uscita di scena delle tre ragazze che si addentrano fra le alte rocce evoca un abbandono da palcoscenico, quasi da icone del pop che per trovare la loro nuova dimensione devono staccarsi dal mondo conosciuto in modo anche traumatico. (Questa scena ricorda vagamente la presentazione delle cinque sorelle dell’esordio di S.Coppola, Il giardino delle vergini suicide, debitore assoluto del film di Weir). Mentre si definiscono relazioni e rapporti sociali, l’atmosfera sempre solare del film trasmette una cupezza interiore, un’irrequietezza che coincide con il mistero, l’inspiegabile della vicenda. Paradossalmente l’unico confronto autentico avviene proprio fra i caratteri opposti, quello della direttrice nei confronti di Sara, la studentessa difficile, aspirante poetessa e creatrice di nuove parole in cui potersi rifugiare per dare spiegazioni al senso della vita. I due giovani maschi più determinati nelle ricerche segneranno i sentieri che percorrono con foglietti di carta, che simbolicamente attribuiscono al segno, ad una cultura, l’unica possibile arma di ricomposizione e di ridefinizione esistenziale. Magistralmente Weir ferma il tempo, lo immobilizza e costringe al ripensamento, come se il dito d’accusa puntato verso la stagnazione messa sottosopra dai tempi moderni in realtà esistesse già da milioni di anni con la presenza statuaria e minacciosa di quelle rocce.
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