Regia di Michelangelo Antonioni vedi scheda film
A 92 anni Michelangelo Antonioni debutta come attore. E si rivela superlativamente suggestivo, nonostante l'età, il mutismo (d'altronde necessario in questo lavoro: sono le immagini a parlare nel suo cinema, una volta per tutte) e i danni dell'ictus che lo colpì nel 1985. E' un silenzio da brividi, realmente, quello che avvolge i quasi diciotto minuti di questo corto, durante i quali il regista entra nella chiesa di San Pietro in Vincoli, a Roma, per visitare il Mosè di Michelangelo, imponente, schiacciante quasi, e incrociare il suo sguardo con quello dell'omonimo vissuto qualche secolo prima di lui. Quello che non dicono le mancanti parole, dicono le rugose ma attente mani di Antonioni, che non resistono alla tentazione di sfiorare il colosso di marmo; i suoi occhi sorprendentemente fanciulleschi nell'ammirare cauto la bellezza e la grandiosità dell'opera dinanzi a lui; le sue pause di riflessione come in attesa di una risposta, da parte della statua, alle sue inudibili domande. Lo sguardo di Michelangelo è, molto più che il coevo mediometraggio Eros, il testamento artistico del Maestro ferrarese: un commiato che, nella sequenza conclusiva, lascia trapelare l'idea mistica, trascendentale, inesprimibile appunto, che il regista ha dell'Arte come creazione ("Fare un film per me è come vivere" è uno dei suoi più noti motti). Producono Lottomatica e Istituto Luce, premiato a Valladolid come corto. 6,5/10.
In un magniloquente silenzio, il Maestro 92enne Antonioni incontra il Mosè di Michelangelo Buonarroti, nella chiesa di San Pietro in Vincoli (Roma). I loro sguardi si incrociano: dialogano sull'immortalità dell'Arte.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta