Regia di Robert Bresson vedi scheda film
Pickpocket è un voto di castità cinematografica da parte di Robert Bresson. Una resa incondizionata all’essenziale, al rigore formale, ad un linguaggio filmico che in tutte le sue componenti sappia toccare il nostro sistema morale - se ancora ne possediamo uno.
C’è Camus in questa costante riflessione sui grandi temi dell’esistenza, attraverso la messinscena di un individualismo che trascende se stesso per diventare una finestra aperta sull’animo umano, con i suoi bisogni, le sue paure, la sua complessità.
C’è il Dostoievski di Delitto e Castigo nei pensieri di Michel, nella povertà quasi monastica nella quale vive, nei rapporti con un ispettore della polizia, nello sviluppo della trama attraverso la voce del protagonista.
C’è Genet nell’avvicinarsi e nel penetrare il mondo della malavita, descritto così dettagliatamente nei gesti del voleur, quasi stilizzati nella loro perfezione visiva.
Toccheremo le sbarre di ogni cella che ci priva della libertà solo per assaporare ciò che vive e si manifesta fuori di essa, fossero il volto e le labbra di una persona amata o il semplice dischiudersi del cuore, questa prigione dalla quale è così difficile fuggire.
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