Regia di Robert Bresson vedi scheda film
...la breve carriera di un borseggiatore, solitario ed enigmatico...
Michel è un giovane con una madre morente che vive assistita da una giovane vicina (Green): Michel vive in una sordida soffitta e tira avanti con piccoli furti sui passanti, portafogli sfilati, borsette svuotate. Nulla di violento, diventa un ladro professionista con l’aiuto di un ladro esperto che ne diventa il mentore e il socio. E’ bello il corso di studio di borseggio di Michel, gli esercizi con le mani, le tecniche di prelievo dei portafogli o degli orologi.
Sono fatte molto bene le scene della ricerca della persona da borseggiare, gli sguardi, la tensione che precede l’azione ed infine il furto e il passaggio della refurtiva al complice. Tutto in un istante.
Nel frattempo la mamma muore sola assistita dalla vicina e Michel, seguito da un attento quanto enigmatico commissario, continua la sua attività finché sarà arrestato e troverà alla fine la ragazza ad aspettarlo e in questo c’è un finale aperto alla speranza.
E’ il primo film di Bresson che si chiude non in un happy end ma in un finale che lascia sperare. Gli altri due film che ho visto in queste settimane (Balthazar e Mouchette) sono film senza speranza in cui Balthazar e Mouchette vengono stritolati in un mondo cattivo e senza speranza.
E’ un film fatto di poche cose, quasi di niente, ma solo del personaggio del giovane borseggiatore e il suo girovagare. E per fare un film così, con pochissime cose, ci voleva un grande regista come Bresson.
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