Regia di Neill Blomkamp vedi scheda film
Nel ventiduesimo secolo l’umanità è divisa in due fazioni: i ricchi e potenti sono immortali e vivono su una navicella-satellite, sospesi al di sopra del globo terrestre dove invece regnano fame e malattia. La dicotomia a quanto pare si regge soprattutto sulla possibilità di poter utilizzare, o meno, dei macchinari capaci di guarire da qualsiasi male tutti i “cittadini autorizzati” dal sistema Elysium. Il giovane operaio Max è costretto, un po’ per amore, un po’ per necessità a violare le leggi antimmigrazione a sbarcare su Elysium e salvarsi la vita...
Il futuro distopico ipotizzato da Neil Blomkamp è presentato, come purtroppo sempre spesso capita in questi casi, attraverso una messa in scena che si concentra quasi esclusivamente sullo spazio aereo compreso tra i sue sistemi e soprassiede colpevolmente su altri aspetti chiave, come il sistema di governo o le cagioni dello status quo vigente. Queste mancanze portano come risultanza ad un puzzle incompleto, inficiato nella verosimiglianza, elemento quest’ultimo fondamentale e che in questo genere di film è legato quasi indissolubilmente alla coerenza ed alla coesione di certi meccanismi qui completamente ignorati. E l’operazione nel complesso ne risente, risucchiando ingenerosamente verso la mediocrità un prodotto dagli aspetti indubbiamente positivi sia nel soggetto, sia nella parte tecnica (come la fotografia fedelmente manicheista, i convincenti costumi, le credibili interpretazioni). Peccato per un film che ha un’idea di fondo buona, veicolata facendo più attenzione alla velocità del montaggio che, come forse era d’uopo auspicarsi, alla tenuta della impalcatura, che alla lunga si rivela scalcinata. L’autore sudafricano Neil Blomkamp, ideatore della storia, sceneggiatore e regista, pecca nei primi due fondamentali step, cavandosela con qualche artificio nella terza fase, moderatamente e sufficientemente spettacolare.
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