Regia di Neill Blomkamp vedi scheda film
Quattro anni fa erano gli alieni, a finire nel ghetto. Oggi il District 9 è la Terra nella sua desolante interezza, malata di sovrappopolamento e miseria. Blom-kamp ci porta a fare un giro nel 2154, e il panorama è una pila di rifiuti. La città degli angeli è un inferno polveroso, nessuna stella buona veglia sulle macerie di un’umanità ferina per bisogno e schiava per protocollo: guardando il cielo s’intravede Elysium, stazione spaziale adibita a Eden di pochi eletti che curano ogni patologia coricandosi in una capsula e prevengono ulteriori malanni evitando intrusioni (gli “immigrati” sono precauzionalmente abbattuti in volo). Toccherà a Matt Damon, ordinary man dal destino segnato (un incidente letale sul lavoro gli lascia in mano un pugno di antidolorifici), irrompere ai piani alti del mondo e invertirne le marce. Se il futuro è già scritto, Blomkamp l’aveva descritto meglio. La metafora sociale di Elysium pesa come l’esoscheletro applicato chirurgicamente al protagonista: l’azione è potente, la tensione vertiginosa, eppure permane la fastidiosa sensazione di un impianto. Sci-fi distopica efficiente come i suoi personaggi (oltre al sofferente redentore Damon, una rodata Jodie Foster in deficit di compassione), sorvola il cuore della lotta di classe e accelera i proiettili, amplifica le esplosioni e contiene le provocazioni (il vigilantes aziendale computerizzato). Affidando a Sharlto Copley, sporco manovale dell’alta società, il termometro di un’umanità frustrata e mercificata: la vera scheggia impazzita di un film più spettacolare che politico.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta