Regia di Neill Blomkamp vedi scheda film
Non ho mai amato la polvere e la sporcizia, nella vita reale come nei film, se non quando a mostrarle, trasfigurandole, è Neill Blomkamp. Allora accade che polvere e sporcizia sublimino, riuscendo perfettamente a dar voce al degrado ambientale delle nostre grigie sovrappopolate metropoli, diretta conseguenza del ben peggior degrado etico della nostra società civile nell’era della globalizzazione. Quella sporcizia che lambisce i luoghi urbani e suburbani, come il fiume le sponde, ci rammenta senza tregua cosa siamo divenuti e ci ammonisce su cosa presto diventeremo. Quella coltre di polvere che continuamente si solleva dal suolo, avvolge ogni cosa e persona, possiamo quasi respirarla: penetra nei capelli e sotto le unghie, s’insinua tra le smagliate trame di abiti sbiaditi e consunti, annerisce i volti; la sua sudicia patina del color della terra rappresenta il ‘marchio’ di chi (la maggioranza degli esseri umani) è rimasto ‘intrappolato’ su quello che una volta era il nostro pianeta azzurro, adesso un enorme unico terzo mondo, lurido ghetto di poveri cristi flagellati quotidianamente da miseria, fame e malattia, condannati a respirare un’aria cattiva e contaminata, accecati da un sole opaco che fa sudare senza mai scaldare. È la polvere, in un futuro prossimo venturo, la caratteristica ultima e definitiva dell’umana disumanità che come un morbo vorace ha colpito divorando la nostra (nobile-ignobile) razza. La quale si ritrova a contemplare la legge del più forte, a fare della sopravvivenza ad ogni costo il suo principale vessillo, della cinica violenza la sua arma migliore, nascondendo (e dimenticando) sotto quei cumuli di sporcizia e polvere la pietà, la misericordia, la solidarietà, la fratellanza. In un tempo che pare essersi fermato per quanto ripeta se stesso all’infinito, si vive di stenti e si fa a meno dei sogni, che non abitano più questi luoghi oggi aridi e sterili, una volta floridi e infinitamente fertili. A restare salda, incorruttibile rimane la speranza. Di riuscire un giorno a raggiungere Elysium, nuovo mondo, terra promessa, paradiso terrestre, rifugio esclusivo per pochi eletti, i ricchi e potenti del vecchio e malandato pianeta azzurro che qui continuano imperturbabili a condurre la loro plastica esistenza perfetta, pulita, fatta di carne sana e ossa solide, di compassionevole amorevolezza vicendevolmente dispensata entro e non oltre la propria schiatta ristretta, contornata da immensi spazi verdi, enormi ville con piscina e tutti i comfort annessi, compreso un ‘elettrodomestico’ per uso medico -uno per ogni abitazione- in grado, in un battito di ciglia, di proiettare l’uomo privilegiato ad un passo dalla vita eterna.
Reminiscenze dickiane e derive cyberpunk.
Fantascienza politica, fantascienza morale.
Il sudafricano Blomkamp scrive dirige e coproduce la sua opera seconda, la prima in terra d’America; il risultato è ben lungi, nonostante le false apparenze, dal classico prodotto mainstream hollywoodiano. Qui le tematiche dello splendido struggente District 9 vengono amplificate ed ancor meglio universalizzate per raccontare di nuovo un’umanità inerte, scientemente al tracollo, in balìa dei suoi istinti più feroci, implacabile spregiudicata ed egoista, accecata dal potere, assetata di possesso, schiavizzata da ciò che le garantisce la sopravvivenza, succube senza voce di padroni che essa stessa, continuamente e instancabilmente, partorisce e sostituisce, come fossero parti di una interminabile catena di montaggio che procede inesorabile senza sosta, senza mai girarsi indietro, guardarsi attorno, prendere atto del suo stato agonizzante. Affilato crudele commovente spettacolare esplicito j’accuse politico-sociale-civile dei nostri tempi bui, nei quali il cinema finisce per (ri)giocarsi (ottimamente) la carta dell’eterno conflitto tra il supercattivo di turno (un’algida impeccabile Jodie Foster e suo fido braccio destro, il sorprendente terrificante Sharlto Copley) e l’eroe (martire) solitario, con macchia e paura, che il destino ha reso speciale (un perfetto ed indovinato Matt Damon che continua così il suo viaggio nello sfaccettato universo di personaggi profondamente umani), sacrificandolo per la più giusta delle cause: garantire ad ogni essere umano il diritto e la dignità di stare al mondo.
4 stellette e 1/2
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta