Regia di Neill Blomkamp vedi scheda film
Pianeta Terra anno 2154: la sovrappopolazione incontrollata ed incontenibile ha compromesso la vivibilità sul globo, ed inquinato a tal punto l’atmosfera che la vita sul nostro mondo è divenuta insostenibile ed i ricchi e potenti si sono trasferiti su Elysium, un satellite artificiale costruito appositamente e visibile dalla Terra ad occhio nudo come fosse una affascinante luna d’acciaio. Lassù l’uomo vive un’esistenza praticamente eterna e senza pericoli, in una Montecarlo volante e lussureggiante che ti coccola e vizia fino all’infinito. Ciò grazie anche e soprattutto ad una sofisticatissima apparecchiatura, di utilizzo domestico diffuso in ogni casa del “paradiso”, che “aggiusta” immediatamente ogni anomalia del fisico ripristinando il perfetto benessere dell’individuo.
La massa dei poveri, di tutti coloro che non possono permettersi un viaggio e il sostentamento su quell’isola da sogno sospesa nei cieli, rimangono confinati sulla Terra, a respirare arie mefitiche nelle catene di montaggio degli impianti siderurgici e chimici che sono divenuti ormai la principale fonte di sfruttamento del pianeta ormai agli sgoccioli. Scenari apocalittici ma reali, favelas solo un po’ ricostruite con l’aiuto della tecnica computerizzata e della grafica, che ricordano molto il contesto del precedente ed interessante District 9, sono lo sfondo allarmante e la premessa allettante che ci si presenta innanzi a pochi minuti dall’inizio.
Poi, come era prevedibile, la solita sceneggiatura scriteriata, composta a tavolino dai soliti maghi del marketing impegnati ad accontentare i sentimenti primari di un pubblico, che invece meriterebbe ben altri stimoli ed emozioni, sopraggiunge implacabile e infarcisce un bel preambolo accattivante e di un’attualità sconvolgente, con storie d’infanzia nel ghetto, suorine amorevoli e preveggenti, i due bambini ormai cresciuti che si rincontrano; poi figurarsi se la giovane infermiera non ha una bambina sofferente di leucemia all’ultimo stadio che basterebbe infilare nella macchina miracolosa per salvare, se solo ne avessero diritto loro diseredati; figurati se il protagonista non viene coinvolto in un incidente che gli provoca una devastazione da radiazioni che lo condanna ad una morte imminente; figurati se tutto questo non riesce a scaldare gli animi sottomessi per decenni e a mobilitare moti insurrezionali ad opera di un hacker traghettatore di clandestini.
Elysium è senza dubbio la Lampedusa del futuro e le problematiche etniche, l’esodo e le trasmigrazioni di popoli sono un problema che molti nel mondo vorrebbero relegare ad una delle tante "magagne" italiane, ben sapendo che si tratta di sconvolgenti e apparentemente irrisolvibili problemi etici ed economici a livello non solo europeo, ma certamente mondiale.
Le ambizioni di Elysium sono dunque maestose e lodevoli, ma si esauriscono a pochi minuti dall’inizio: per mancanza di coraggio, per cinico calcolo commerciale…ed è un vero peccato perché il giovane regista sudafricano Neill Blomkamp ha le giuste intuizioni che già hanno reso notevole il suo esordio con District 9, e una direzione se non originale, almeno funzionale.
Matt Damon sfodera nuovamente i muscoli alla Jason Bourne dopo essersi imbolsito nelle ultime interpretazioni, coadiuvato questa volta da un eso-scheletro che lo sostiene nel suo calvario doloroso e senza uscita e gli dona pure un adeguato physique du role. Alice Braga affronta un ruolo stereotipato che non le consente di uscire dalla pura convenzionalità mentre Jodie Foster, cinica e cattivissima, in tailleur color pastello e polpacci torniti, è una donna tosta, spietata e irremovibile come ne esistono sinistramente a bizzeffe anche nella vita di tutti i giorni.
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