Regia di Ernesto Gastaldi, Vittorio Salerno vedi scheda film
Da bambino Christian ha assistito, impotente, all'assassinio dell'amante del padre, da parte di quest'ultimo. Vent'anni dopo, ormai adulto, Christian torna nella villa in cui la violenza si scatenò, ormai diventatone proprietario, ma è terrorizzato all'idea di avere ereditato anche la scintilla di follia omicida paterna.
Libido, piccolo successo minore del 1965, è comunque passato alla storia del nostro cinema perchè rappresenta un duplice e onorevolissimo esordio: quello di Ernesto Gastaldi, già sceneggiatore affermato per Bava, Freda, Simonelli e molti altri, come regista; e quello del ventitreenne Giancarlo Giannini come inteprete, già investito di un ruolo da protagonista. E a ragione, naturalmente, perchè il giovane Giannini ha già un'impostazione ben strutturata e una credibilità in scena tale da surclassare l'intero resto del - pur apprezzabile - cast: Luciano Pigozzi, Dominique Boschero e Mara Maryl (moglie di Gastaldi), essenzialmente. Una storia dalle tinte fosche e dall'approccio psicanalitico abbastanza grossolano viene salvata, oltre che dalla recitazione, dalle atmosfere cupe e a tratti oniriche sollecitate anche e soprattutto dal bianco e nero della fotografia di Romolo Garroni; la sceneggiatura è firmata dal regista insieme a Vittorio (fratello del più noto Enrico Maria) Salerno, da un soggetto della Maryl; pressochè tutti i nomi dei componenti del cast tecnico appaiono nei titoli di testa sotto pseudonimo anglofono. E ora il nodo sulla questione-regista: proprio dai titoli risulta essere tale Julian Berry Storff; la sceneggiatura è accreditata a Julian Berry (presumibilmente Gastaldi) e Victor Storff (Vittorio Salerno? Il nome di battesimo aiuterebbe); in effetti in rete da più parti si sostiene che Salerno sia stato impegnato anche come co-regista. Quale che sia la risposta giusta, Libido è in ogni caso un prodottino dalle poche risorse e altrettante pretese, confezionato in maniera modesta e avvincente quanto basta: onesto, in pratica, e non è poco. 4/10.
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