Regia di Arthur Penn vedi scheda film
Un viaggio alla "Barry Lindon" basato sui ricordi di un uomo, ormai ultracentenario, che rievoca la sua vita passata prima tra gli indiani Cheyenne e poi con un difficile riadattamento a quei bianchi a cui lo legava ormai solo l'aspetto esteriore
C'è tutto il mondo di Jack Crabb, ultracentenario che racconta la sua vita avventurosa, ne "Il piccolo grande uomo" (nome che gli era stato dato dagli indiani Cheyenne quando lo rapirono ancora bambino, portandolo con sè). Il film è lo specchio di un disadattamento, quello di un uomo che lascia la comunità che lo ha allevato e cerca di reintegrarsi con i bianchi, ma poi finisce per tornare con gli indiani quando vede di quanta ingiustizia sia fatto il loro cammino di convivenza forzata con gli invasori. E con più di un cambio di fronte, che lo porta al cospetto di personaggi come il generale Custer o il fuorilegge Wild Bill, il protagonista finirà per riuscire finalmente a trovare un equilibrio interiore e ad accettarsi per quello che è. Un film che ricorda un "Barry Lindon" meno caleidoscopico ma comunque suggestivo, come il paesaggio ripreso dall'ottima fotografia, in grado di restituire il profondo equilibrio tra uomo e natura tipico degli indiani e che l' "uomo bianco" ha finito per snaturare a proprio uso e consumo.
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