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Superstizione

Regia di Michelangelo Antonioni vedi scheda film

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La recensione su Superstizione

di mm40
6 stelle

Antonioni scrive e dirige un altro lavoro interessante e coraggioso, documentaristico, in cortometraggio e di spiccata - seppur spiacevole - attualità; le prime opere del futuro Maestro sono in netta controtendenza con la filmografia fascista, che tendeva ad abbellire ed elogiare la società italiana, nonchè a neutralizzare qualsiasi tipo di problematica. Ormai prossimo all'esordio in lungometraggio, che avverrà l'anno successivo, il regista ferrarese decide di raccontare in appena dieci minuti l'arretratezza culturale di un qualsiasi paesino del centro Italia (non che al nord o al sud la situazione possa essere più di tanto differente); la superstizione da queste parti regola ancora le giornate e le vite degli abitanti, fra misteriosi rituali e medicine alternative che prevedono l'assunzione coatta di urina o la cattura di animali del bosco (rospi, vipere). Tutto questo era già distante dalla realtà (cittadina) dei tempi, ma rivisto molti anni più tardi fa sembrare ancora più lontana quell'epoca; da parte di Antonioni non c'è alcuna volontà di scherno o di biasimo, come d'altronde saprà dimostrare trattando le più disparate problematiche sociali e umane nel corso della sua intera carriera: è soltanto un racconto imparziale, crudo, verista, in perfetta linea con il neorealismo di quegli anni (il quale, checchè se ne dica, qualcosina deve anche ad Antonioni, vedasi per esempio Gente del Po, del 1943). Superstizione, infine, rappresenta un'altra collaborazione significativa con Giovanni Fusco, per la colonna sonora. 6,5/10.

Sulla trama

Antichi riti e cure tradizionali in un paesino del centro Italia, nell'immediato secondo dopoguerra: c'è chi per riprendersi da una malattia beve urina, chi invece ha bisogno di rospi e vipere, chi - ancora - è preoccupato per il malocchio e si rivolge al guaritore del paese.

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