Regia di Alex Chandon vedi scheda film
Inbread segna il ritorno dell'horror allo splatter più ironico, fracassone e demenziale forse dai tempi di Briam Yuzna, se non di Peter Jackson. La brillante decisione, da parte di un paio di complessati assistenti sociali, di portare in gita-lavoro un gruppetto eterogeneo di disadattati/criminali in età post adolescenziale, di cui non hanno affatto il controllo o il polso della situazione, nei pressi di una piccola comunità nella zona più isolata dello Yorkshire (e il suo nome, almeno per noi neolatini, “Mortlake” non preannuncia nulla di buono), darà vita ad una vera e propria carneficina.
Una strage che il regista Alex Chandon si premura di riprendere in ogni suo più assurdo ed irrealistico dettaglio: accanimento registico tipico degli splatter movies, e che rende il film una sonora presa per i fondelli dello spettatore (se ce ne fosse uno, chissà), magari accorso a vederlo pensando ad un classico horror serio e che crede in quello che dice.
Poi certo, il fatto che il gruppetto male assortito si ritrovi in pasto ad una comunità di persone deformi rese tali da accoppiamenti tra consanguinei arditi e protratti chissà per quanto tempo, sposta inevitabilmente la storia su binari già percorsi, anche mirabilmente, da capisaldi di questo cnema di genere: appare chiaro, e anche da atteggiamenti sfrontatamente emulatori, che l'irraggiungibile “Non aprite quella porta” sia un riferimento, che il filmaccio qui presente omaggia o plagia, non sappiamo bene.
Dopo una mezz'ora di introduzione nel “sociale”, ci ritroviamo invece per la restante ora in mezzo ad uno show all'interno di una stalla, dove un pubblico di variegati scherzi della natura, deformi, digrignanti, feroci e monchi, si appresta ad applaudire una corrida di torture nemmeno molto eccentriche: tanto al regista interessa solo dimostrare come con anche pochi o pochissimi mezzi si riesca a rendere verosimile una mattanza granguignolesca eccessiva e spassosa. Cattivi più simpatici dei “buoni” delinquenti in fasce, e ancor di più dei due complessati docenti, che non faranno altro (specie l'uomo) che dimostrare la loro esemplare inettitudine.
Buona la figura dell'oste, gran cerimoniere dalla spiccata verve da intrattenitore ed introduttore di massacri risaputo e sciocchi, utili solo ad arrivare lesti alla conclusione maligna ma non certo imprevedibile.
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