Il film che ha aperto la strada ai successivi capolavori " Scarface"( di Howard Hawks) e "Nemico pubblico"( di William A. Wellman),un classico della cinematografia gangster ,diretto da M. LeRoy ponendo grande attenzione e cura nella descrizione del periodo storico in cui si trovava l'America durante la realizzazione della pellicola: La Grande Depressione. La voglia di riscatto,il desiderio lancinante di fuoriuscire da una situazione straziante di povertà,miseria e sofferenza, la difficoltà nel portare avanti un esistenza composta principalmente dalla rassegnazione, dalla sconfitta e dalla delusione,la fame (ambiziosa,giustificata,possente) di successo,la brama di giungere ad una stabilità economica rigogliosa e imponente, la smania di evadere dalla realtà ( visto il momento devastante, apparentemente senza via di fuga o punto d'arrivo, conseguenza inevitabile dell'improvviso, impensato, inarrestabile crollo della borsa di Wall Street avvenuto nel 1929): nell'america del 1931 ( anno d'uscita del lungometraggio in questione) queste sensazioni e aspirazioni sono palpabili, e trovano nella figura di Rico una perfetta rappresentazione cinematografica, fattore che contribuisce a rendere "Piccolo Cesare" un documento storico prezioso, affascinante e di grande interesse. Edward G. Robinson (alla sua prima apparizione sul grande schermo, in quello che rimane uno dei suoi ruoli più celebri)fa faville in una caratterizzazione che gli é particolarmente congeniale, in cui ha l'opportunità di mostrare tutto il suo talento e di sfogare tuta la sua carica istrionica ( istrionismo che il regista riesce ad assecondare e, allo stesso tempo, a controllare ): il capobanda capace di farsi strada da solo nella malavita contando unicamente sulle proprie forze da lui interpretato(che rimanda chiaramente ad Al Capone,e va detto: tra le tante, troppe incarnazioni attoriali del noto criminale statunitense resta una delle migliori in assoluto), presuntuoso,orgoglioso,arrogante,elegante e legato ad una cura quasi maniacale del proprio aspetto esteriore(ma anche contraddittorio, ricco di manie, introverso : un leader mafioso insolito e riservato, che differenza di altri colleghi non è contornato da donne sontuose, formose o ammalianti , e chs si tiene ben lontano da ogni forma possibile di alcool, essendo astemio!), ha spessore, potenza drammatica,piglio grottesco, e sebbene al giorno d'oggi certi suoi atteggiamenti possano sembrare datati ha saputo mantenere intatto col passare degli anni tutto il suo fascino, e tutta la sua folle carica eversiva ed anarchica( che lo porterà all'autodistruzione).Per capire l'influenza che ha avuto sul genere( anche nello stile recitativo)basta vedere il Rocky Sullivan di J. Cagney in "Angeli dalla faccia sporca" o il Tony Camonte del già citato " Scarface". É lui il maggiore pregio di questo disperato apologo che va a scavare nel lato oscuro del potere , elevandosi a metafora stessa( attraverso la sconfitta finale di G. Robinson)del fallimento finanziario inizialmente descritto! Un' opera scattante e vitale, controversa e provocatoria, ricca di trasgressioni e tematiche scottanti inusuali per l'epoca( una su tutte: l'omosessualità repressa del protagonista ,rappresentata dalla possessività provata nei confronti dell'amico Douglas Fairbanks Jr, che sarà la causa della sua cattura e che non avrà il coraggio di uccidere nonostante il tradimento subìto; o dal rapporto con il braccio destro Otario , la cui ambiguità è abbastanza evidente nella memorabile scena davanti allo specchio), ma leggermente sopravvalutata e non esente da difetti: i personaggi di contorno sono solo abbozzati, poco approfonditi e un po' sbiaditi, l'enfasi melodrammatica dei comprimari risulta a tratti eccessiva, le superficialità non mancano, il finale( nonostante l'ultima frase pronunciata da Rico sia passata agli annali) é affrettato e approssimativo. Il ritmo con cui viene raccontata la rapida ascesa- discesa di piccolo Cesare comunque é frenetico, e sono indiscutibili la scaltrezza espositiva e l'efficacia di molte sequenze . Nel bene e nel male resta un caposaldo nelle filmografie del protagonista e del regista.
Voto: 7/10.
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