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L'arbitro

Regia di Paolo Zucca vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su L'arbitro

di hallorann
8 stelle

Chissà cosa avranno capito a Venezia 70 coloro i quali hanno storto il naso della disfida tra l’Atletico Pabarile e il Montecrastu, della TERZA CATEGORIA (il titolo originario) e della Sardegna, terra aspra e di “continentali” da spedirci in punizione/redenzione. La vicenda del fischietto internazionale Cruciani - che cade con una mazzetta in mano sulla polvere dei campetti ostici e quasi onesti dell’ultima categoria dei dilettanti - si interseca con le ostilità, le beffe e le rivalità di due squadre e di due piccole comunità locali. Come una matrioska ci sono muretti a secco che non reggono l’arroganza di un caporale con i soldi e teraccos (servi) alla sua corte, c’è un figlio di immigrati in Argentina fuoriclasse calcistico innamorato della figlia di Prospero l’allenatore cieco del Pabarile, una micro faida familiare tra allevatori serpenti, un arbitro spudoratamente corrotto e uno corretto e devoto che cade in tentazione per troppa ambizione. Paolo Zucca mescola serie A e serie B cinematografica, L’ARBITRO acqua santa Stefano Accorsi (in forma), il diavolo designatore Marco Messeri (sempre ficcante) e tutto il resto. La lente del regista deforma la realtà rendendola surreale, la carica e la estremizza come un Kusturica della Sardegna nord occidentale. Un film dal cuore antico e dallo sguardo moderno. Gioca con le tradizioni e i luoghi comuni isolani utilizzando trovate geniali (l’uso del ralenti e delle musiche, l’anziano seduto sullo sfondo alla BANDITI A ORGOSOLO, il b/n quale filtro di un tempo e di un’ambientazione imprecisata), citazioni piacevoli (AMARCORD uber alles), cose meno riuscite (il Brai da su chizzu perfetto ma dall’accento sardo posticcio), qualche imperfezione giustificabile per un’opera prima e la furbizia di nome Geppi Cucciari (tutto sommato credibile perchè non è la classica bellona di turno). Bravissimi Benito Urgu e Jacopo Cullin. Zucca filma un territorio e una popolazione con gli occhi del sogno, dell’immaginazione, dell’invettiva. Fellini docet ancora. Le scene finali ne sono una rappresentazione concreta e vivace, completata dalla filosofia del mister sulla palla fatta di aria che vola e si piazza all’incrocio dei pali e dei venti, decide i destini di una squadra e di una vita.

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